Sono mesi che i rumors sul futuro di Motta, in scadenza di contratto il 30 giugno, tengono banco sia a Bologna che in ambito nazionale: precisamente da novembre, quando i felsinei hanno iniziato ad insediarsi nella zona alta della classifica, quella che conta di più. Come abbiamo già scritto di recente, è normale che sia così: se le cose vanno bene l’allenatore e i giocatori di quel club vengono subito accostati a destra e a manca. Semmai dà fastidio il ‘come’, quasi si trattasse di una formalità strappare i vari Calafiori, Ferguson e Zirkzee ai ‘piccoli’ e ‘bisognosi’ rossoblù. Peccato solo che il BFC non sia piccolo e oggi, grazie a Saputo, nemmeno bisognoso, a maggior ragione in caso di qualificazione alla prossima Champions League.
In ogni caso la verità è che nessuno sa niente, sono tutte supposizioni o peggio fake news, e non esistono motivi per escludere a priori la permanenza sotto le Due Torri del tecnico italo-brasiliano: personaggio particolare, il buon Thiago («stranino», lo definì affettuosamente il patron), quasi impossibile capire cosa gli stia passando per la testa al di là dell’ammirevole concentrazione su ogni allenamento e ogni partita. Ecco perché stupisce, restando in ambito bolognese, la reiterazione con cui in conferenza stampa gli si chieda del suo domani, ottenendo lo zero assoluto. Mio modesto parere: non mi interessa saperlo ora. L’unica certezza è che la società non si sta ancora guardando attorno in cerca di un eventuale sostituto, malgrado a tanti possa risultare impossibile.
Adesso è il momento di pensare solo e soltanto alla trasferta di Frosinone, non bisogna distogliere minimamente l’attenzione dalla gara dello Stirpe e da quelle successive: prima l’Europa, poi le promesse e magari le firme, o in alternativa i saluti. Il tifoso rossoblù l’ha capito bene e si gode il momento, ama la squadra, la segue in ogni dove sfidando costi e orari improponibili. Personalmente vorrei che questa stagione non finisse mai, i viaggi mentali li lascio agli altri.
Mario Sacchi
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