Nel girone d’andata l’idea che questa squadra avesse valori diversi e superiori rispetto agli anni passati balenò dopo la gara contro il Cagliari, vinta quasi all’ultimo minuto con una zampata di Fabbian, entrato da pochi secondi. Quella prima vittoria in campionato aprì un ciclo di 8 risultati utili consecutivi, che avrebbero poi costituito l’architrave dell’impressionante classifica maturata sinora, poco o nulla deturpata dagli ultimi due passi falsi (la sconfitta di Udine e il pareggio casalingo col Genoa).
È incredibile come gli obiettivi del Bologna siano cambiati tanto in fretta da dover considerare un mezzo fallimento un pareggio interno contro il Genoa, o come una diminutio un momentaneo quinto posto. È il segno che qualcosa è cambiato non solo a Casteldebole, ma anche nella nostra testa. E questo dovrebbe far riflettere anche lo stesso Thiago Motta, che di questa rivoluzione culturale ha tutti i meriti. È con lui, infatti, che si è cominciato a parlare esplicitamente e concretamente d’Europa.
Ora, però, è venuto il tempo che anche Motta dia qualche segnale al suo pubblico. È pienamente comprensibile che un allenatore del suo talento aspetti il più possibile prima di legarsi alla pur invidiabile realtà rossoblù, specie in presenza di numerose e più titolate e munifiche alternative all’orizzonte. Ma al tempo stesso non siamo certo così ingenui da pensare che un contratto in scadenza tra cinque mesi non rischi di condizionare (col suo alto tasso di domande inevase) anche il presente.
Nel frattempo un buon auspicio: il Bologna di Thiago quest’anno non ha mai trascorso più di tre partite senza vincere. Se l’ingiusta sconfitta in Coppa Italia, unita ai due ‘passi falsi’ in campionato, fa parte di questa statistica, domenica a Cagliari non dovrebbe che esserci un solo risultato.
Luca Baccolini
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