Spiace un po’ che dalla TV sempre più urlata e ipertecnica (che delle partite produce ormai un referto autoptico in tempo reale) sia stata tolta la voce intelligente di Fabio Bazzani, un bolognese amico (a differenza di altri, poco amici del Bologna) che non ha mai dato il sospetto di indulgere in piaggerie localistiche. I suoi commenti, adesso che è diventato ufficialmente e meritatamente membro dello staff di Sinisa Mihajlovic, non li sentiremo più né su DAZN né sulle reti locali, dov’era ormai una presenza fissa. Ed è un peccato, perché come analista Bazzani aveva pochi rivali.
Fateci caso: mai un’ovvietà, mai una ridondanza, mai una didascalia superflua. Il suo modo di vedere le gare teneva sempre conto del fattore umano, più che degli schemi, che di solito sono il rifugio aprioristico delle menti aride. Di una gentilezza unica, se si può aggiungere in una nota a margine, come testimoniano le mille volte in cui ha risposto al primo colpo, senza farsi attendere. Pochi nel calcio possono dire altrettanto (forse Davide Bombardini, che una volta rispose per un’intervista di routine nel mezzo di un safari in Africa).
E poi diciamolo: del prototipo del calciatore di fine anni Novanta, Bazzani non aveva quasi nulla, se non la generosa spalmata di gommalacca sui capelli. Neppure il suo matrimonio ha mai lambito territori bobovieriani, non foss’altro che per il fatto che da quando sono insieme – lui e Alessia Merz – hanno praticamente azzerato l’esposizione mediatica (solo di recente li si è visti protagonisti di una pubblicità per una ditta di ristrutturazioni bagni). Raro caso in cui calciatore e donna di spettacolo si ritirano a vita privata anziché il contrario.
Tutti conoscono la sua fede fortitudina: spesso indossava una sottomaglia con l’aquila o la F blu, esibita con orgoglio nelle esultanze dopo un gol. Poco noto è invece lo spiacevole episodio che lo vide vittima di una frode bancaria nel 2006, quando il suo referente di fiducia di una banca mantovana riuscì a sottrargli dal conto corrente ben 600.000 euro in due anni, fingendo investimenti mai realizzati. Fortunatamente la banca ha coperto gli ammanchi e il funzionario fedifrago è stato punito.
Un aspetto curioso del percorso di Fabio è stato aver sempre perimetrato l’hinterland felsineo senza mai giocare nel BFC. Originario di Casalecchio, ha militato nel Boca, nella Spal e nel Mezzolara (allenandolo anche, nella stagione 2015/16). Ma soltanto ora, a 46 anni, ha varcato i cancelli di Casteldebole. Certo, nelle sue scelte ha contato in maniera decisiva la figura di Serse Cosmi, suo scopritore all’Arezzo (poi insieme anche a Perugia e Brescia) e suo collega sulle panchine di Perugia, Ascoli e Venezia.
A Coverciano Bazzani è entrato nel 2016, frequentando il medesimo corso di Vincenzo Iaquinta, Cesare Natali, Andrea Sussi e Riccardo Scirea, figlio del compianto Gaetano, oggi match analyst nella Juventus di Allegri. Da centravanti fu vicinissimo al Milan, ma la Sampdoria di Marotta e Garrone non volle sentirne parlare. Forse, fu la grande occasione mancata della sua carriera. Gliene auguriamo altre cento: se le merita tutte.
Luca Baccolini
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