Benvenuti nel calcio di oggi, mondo di finzione dove persino festeggiare è reato

Benvenuti nel calcio di oggi, mondo di finzione dove persino festeggiare è reato

Tempo di Lettura: 2 minuti

L’indignazione per l’esultanza dell’avversario è un fenomeno estremamente curioso, che meriterebbe un capitolo aggiuntivo nel bellissimo pamphlet di Guia Soncini L’era della suscettibilità. La domanda sembrerà ingenua: da quando esultare, persino nelle proprie pertinenze di campo, è diventato un atto irrispettoso per la sensibilità altrui? Difficile stabilirlo, ma di sicuro il mondo contemporaneo (frantumato in mille gruppi, sottogruppi, rappresentanze, nicchie, minoranze delle minoranze, ognuna con le sue sigle e rivendicazioni spesso in contrasto con quelle di altri sottogruppi) si presta più facilmente a sentirsi offeso.
Strano però che anche il calcio, quella grande ritualità collettiva che resiste miracolosamente dai tempi della Seconda rivoluzione industriale, abbia ceduto così arrendevolmente al politically correct. Premettendo che Italiano non ha mancato di rispetto a nessuno, tantomeno alla Fiorentina, viene da chiedersi cosa avrebbe detto Pradè ai tempi di Mazzone (memorabile la sua folle corsa sotto la curva dell’Atalanta) o di Malesani, che quasi rovesciava le ringhiere protettive delle curve, arrampicandosi per cercare l’abbraccio dei tifosi. Se persino la corsetta di dieci metri di Italiano verso gli spogliatoi (!!) è diventata un atto irrispettoso, cosa sarà lecito fare, in futuro, per sfogare il proprio entusiasmo? Davvero vogliamo un calcio in cui, alla fine di una gara, chi ha vinto tiene bocca chiusa e mani conserte a favore di telecamera?
Il pur esperto Pradè forse ignora che il calcio di oggi, come prodotto televisivo, sta raggiungendo vette estreme di noia anche a causa della retorica dei suoi protagonisti. Avete tolto il diritto di esultare ai tifosi, costretti ad aspettare la validazione di un qualsiasi episodio nella camera oscura del VAR; avete tolto il diritto di esultare ai calciatori, che rischiano l’ammonizione o addirittura il rosso se si tolgono la maglia dopo un gol; avete costruito la credenza che la rete segnata ad una ex squadra non vada festeggiato, col paradossale risultato che giocatori come Quagliarella erano impossibilitati a gioire in qualsiasi partita. Ora anche gli allenatori non possono più liberare i loro dieci secondi di gioia. E poi qualcuno si meraviglia se i ragazzini preferiscono il calcio formato PlayStation.

Luca Baccolini

© Riproduzione Riservata

Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)