Bologna, ali tarpate: gli esterni non ingranano e il gioco ne risente. Le qualità nei singoli non mancano, ora bisogna cambiare marcia
Un dato molto interessante emerge al termine della 4^ giornata di Serie A: il Bologna è la seconda squadra per dribbling tentati, dietro solo al Napoli, ma la penultima per dribbling riusciti, meglio solo dell’Inter (fonte Kickest). Parliamo di 23 dribbling andati a buon fine su 64 e di un’efficienza, dunque, che non raggiunge il 36%. Come ogni altra statistica questa percentuale così bassa non spiega tutto, ma qualche indizio lo fornisce.
Evidentemente i calciatori, specie quelli chiamati ad incidere negli uno contro uno, stanno cercando di portare il loro calcio nella direzione voluta da mister Italiano, ma con molta più fatica del previsto. Colpa forse di una condizione non ancora ottimale? O di tentativi forzati, quasi meccanici, anziché figli dell’estro e della reale volontà di fronteggiare l’avversario in tal modo? Difficile dirlo, ma finora alcuni elementi hanno fornito risposte senza dubbio inferiori alle aspettative.
Orsolini, ad esempio, ha certamente contribuito a ingrossare la lista dei dribbling tentati, ma in quanto ad efficienza ha lasciato a desiderare: è proprio il caso di dire che deve cambiare marcia. Il rientro di Ndoye, intanto, è un’ottima notizia per tutto il Bologna: il suo infortunio muscolare si è rivelato meno grave di quanto sembrasse in prima battuta e se c’è un giocatore rossoblù che può determinare con la sua capacità di saltare l’uomo, questo è proprio Dan.
Mentre l’intero ambiente si mangia le mani per l’aiuto che avrebbe potuto fornire Cambiaghi, c’è da sperare che la fiamma di Karlsson non si sia spenta completamente: recuperare uno con le sue caratteristiche sarebbe fondamentale, ma dev’essere in primis lo svedese a dimostrare di meritare altre chance. Una buona impressione l’ha invece destata fin da subito Iling Junior, che prima del gol del 2-2 contro il Como si era più volte isolato nel tentativo di far secco l’avversario in dribbling: i risultati, a onor del vero, erano stati altalenanti, ma quando l’inglese arriverà al top della forma la musica dovrebbe cambiare e non poco.
Detto di Dominguez e Odgaard, che completano la batteria degli esterni e che quando verranno chiamati in causa dovranno imporsi di saltare l’uomo con continuità (cosa che al danese, più punta che ala, finora non è praticamente mai riuscita), la responsabilità dell’uno contro uno non va circoscritta agli attaccanti. Nel gioco di Italiano i laterali bassi hanno parecchie responsabilità di spinta, e allora è lecito attendersi più concretezza da Miranda, più convinzione da Posch e che il contributo dei vari Holm, Lykogiannis, De Silvestri e Corazza possa essere, nel corso della stagione, determinante quanto si augura il loro allenatore.
Di certo la statistica qui riportata mostra in maniera chiara che la squadra sta provando a cambiare pelle, e se la transizione si sta rivelando più lenta e complicata del previsto è altrettanto vero che, per qualità di base, i calciatori interessati hanno tutti le carte in regola per alzare quello che è stato il loro livello in queste prime uscite. Con costanza, allenamento e totale coinvolgimento da parte di ciascuno, i numeri dei singoli e di conseguenza di tutto il Bologna sono destinati a crescere. L’importante è remare tutti, convintamente, dalla stessa parte.
Fabio Cassanelli
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Foto: Getty Images (via OneFootball)