Anche ieri, fino al 21′ del secondo tempo, si è visto il solito bel Bologna in stile Mihajlovic, nonostante qualche affrettato giudizio di parere opposto carpito in qua e in là. Per rovesciare le sorti di una partita che pareva ormai segnata, perché il Verona si è dimostrato squadra più che discreta ma inferiore, è servita l’ennesima decisione arbitrale rivedibile e sfavorevole: duro ma onesto scontro a centrocampo tra Zaccagni e Bani (che certamente avrebbe dovuto ricordarsi di essere già ammonito e non gettarsi in quel contrasto), basterebbe assegnare un semplice calcio di punizione per l’Hellas (ammesso che sia davvero Bani a commettere fallo, i replay lasciano molti dubbi) ma no, il giovane Ayroldi stupisce tutti e mostra il secondo giallo al difensore felsineo, escludendolo dal match. Un match che da lì in avanti cambierà volto, con gli scaligeri a furoreggiare fino al gol del definitivo 1-1 realizzato dal simpaticissimo ex Borini.
Ora, nessuno piange e chiede favoritismi, ci mancherebbe altro, ma quantomeno le prese per i fondelli le eviteremmo volentieri. Arrivati alle soglie della 21^ giornata cominciano infatti ad essere tanti, troppi gli episodi da moviola contrari ai rossoblù. A cominciare dai tocchi di mano in area, sui quali il regolamento e il protocollo VAR non fanno piena luce, con le cosiddette ‘zone di grigio’ a discrezione dell’arbitro che quasi sempre premiano gli avversari (emblematico il caso De Ligt allo Stadium). E poi i falli e i cartellini, spesso assegnati con metro di giudizio non uniforme (la sfida di ieri, come sottolineato da Emilio De Leo, è un ottimo esempio). L’intervento e l’utilizzo dello stesso VAR, che i chiari errori da correggere sembra rilevarli solo se a danno del Bologna (evidentemente la gomitata in area di Izzo su Santander a Torino, solo per citare un episodio, era regolare…). E infine le designazioni, con il club di Joey Saputo a fare spesso da ‘cavia’ per testare direttori di gara con poca esperienza o addirittura esordienti. Si potrebbe anche aprire una parentesi relativa a quella che viene comunemente definita ‘sudditanza psicologica’, ma è consigliabile lasciarla chiusa.
Per farla breve, un po’ più di rispetto per una società blasonata come il Bologna, che ad ogni partita casalinga porta al Dall’Ara almeno 20 mila spettatori, e che fuori dal campo (dal presidente ai dirigenti, passando per i giocatori e lo staff tecnico) si segnala sempre per educazione e toni signorili, senza mai cadere nell’italianissima arte della polemica, sarebbe gradito. Al designatore Nicola Rizzoli non chiediamo di rispondere alle sue origini, se lo facessimo gli mancheremmo di rispetto e calpesteremmo ogni principio di lealtà ed etica sportiva, ma solo di aprire gli occhi e rendersi conto che l’attuale classifica dei rossoblù non è bugiarda solo per via dei gol sbagliati e delle disattenzioni difensive: a livello di fischi e fischietti piacerebbe anche a noi, sotto le Due Torri, conoscere il significato della parola ‘equità’.
Mario Sacchi
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