Bologna, chiudere a sinistra in classifica è un obiettivo alla portata. Ma sarà abbastanza per Mihajlovic?
La debolezza delle accuse rivolte a questo Bologna si è vista nell’improvviso silenzio calato nel pubblico dibattito dopo la vittoria sul Crotone. Una delle partite meno brillanti giocate dai rossoblù quest’anno, vinta per manifesta inferiorità dell’avversario, è bastata a placare l’ala di malcontento che si stava sollevando su Mihajlovic. Eppure aveva di nuovo ragione lui: dietro la falsa partenza c’era soprattutto una sfortunata combinazione di infortuni e calendario. Non c’erano altri motivi a spiegare cinque sconfitte in sette partite, poi mitigate dalla doppia vittoria con Sampdoria e, appunto, Crotone. Però attenzione: che il Bologna possa essere una squadra da Europa è meglio toglierselo dalla testa. In Europa League ci si va con un attaccante da 15-18 gol a stagione, una difesa capace di non subire gol almeno per tre-quattro partite di fila, un portiere in grado di salvare i risultati. Tutte condizioni in questo momento aliene al BFC attuale. Tra andare in Europa e salvarsi alla penultima giornata, però, c’è un oceano. Ed è in queste acque che bisognerebbe cercare di imparare a navigare con disinvoltura, possibilmente restando nei caldi mari di sinistra.
Da quando è tornato in Serie A, il Bologna è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di squadra candidabile alla retrocessione, onere che tocca sempre più a insospettabili come Fiorentina (a proposito, e l’invidiato ‘progetto’ di Commisso che fine ha fatto?), Genoa, Sampdoria e Udinese. Ma non basta. Ora il salto di qualità deve avvenire facendo pace con la classifica. Si può chiedere a Sinisa di mantenere stabilmente il Bologna dov’è oggi? Sì, non è fantascienza. E per riuscirci non occorre nemmeno un mercato invernale da svenarsi. Adesso però bisogna capire se al mister questa prospettiva interessa, non solo quest’anno, ma anche l’anno prossimo. Il contratto ce l’ha, ma va alimentato con la fiducia nei dirigenti. Una speranza resa più friabile dalle ultime dichiarazioni del tecnico («non serve un ingegnere nucleare per capire che manca un attaccante»). Nemmeno noi siamo ingegneri nucleari, ma capiamo benissimo che qualcosa tra lui e i vertici va aggiustato, per poter pensare serenamente al futuro.
Luca Baccolini
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