Bologna contro Milan: quando i rossoblù si prendevano gioco dei rossoneri
Ebbene sì, per molti decenni Bologna-Milan è stato uno scontro alla pari. Ma se la nostalgia dei bei tempi andati suona sempre un po’ ridicola quando si attraversano periodi mesti, rispolverare vecchi ricordi in un periodo di ritrovato fulgore può essere un bell’aperitivo alla partita di domani pomeriggio, che per i rossoblù vale un pezzetto di speranze europee. E allora ripercorriamo insieme tre capitoli di storia poco conosciuti, quando il BFC passeggiava beatamente sui rossoneri.
5 novembre 1922
La curiosità suscitata dai sempre più acclamati giocatori bolognesi allenati da Hermann Felsner aveva spinto molti appassionati ad uscire di casa: quel giorno, a vedere Milan-Bologna, c’erano quasi ventimila persone, la massima capienza del campo di viale Lombardia, casa rossonera dal 1920 al 1926. Il gol del vantaggio di Della Valle, dopo appena quattro minuti, non aveva spento l’entusiasmo sugli spalti rossoneri. Poi però un altro poker di reti in venti minuti, prima dell’intervallo, cambiarono decisamente l’umore della platea. Poco a poco, le tribune cominciarono a svuotarsi. E così a vedere anche il sesto, settimo e ottavo gol del BFC furono pochissimi testimoni. Gli uomini di Felsner festeggiarono la loro vittoria più roboante in trasferta in uno stadio semideserto. «Rincresce davvero – fu scritto l’indomani sulla Stampa Sportiva – vedere una squadra tanto gloriosa nel passato, anche negli anni meno lieti, precipitare così». Il Bologna aveva vinto 8-0 in trasferta, ma si parlava della sconfitta del Milan. Solita storia…
Estate 1930
Per contattare l’attaccante Carlo Reguzzoni della Pro Patria e convincerlo ad approdare in rossoblù, l’allenatore Hermann Felsner non ebbe altri mezzi che prendere il treno e recarsi di persona a Busto Arsizio. Era un viaggio incerto, con poche probabilità di successo, poiché Reguzzoni, 52 gol all’attivo ad appena 22 anni, era già in parola col Milan. Ma quell’estate del 1930 l’ottimismo di Felsner venne premiato. Alla stazione di Milano i due si incrociarono miracolosamente, si parlarono e si piacquero. Per la cifra record di 80.000 lire, Reguzzoni diventò un calciatore del Bologna e lo rimase per quattordici stagioni, con 145 reti in 378 partite di campionato, da sommare ad altre 18 in 23 presenze in Europa. Nacque così, per una pura coincidenza di treni, uno dei sodalizi calcistici più importanti della storia del calcio italiano. A danno del Milan, beffato dall’audacia di Felsner.
Estate 1938
Inevitabile che sul fresco campione del mondo Michele Andreolo, da tre stagioni al Bologna, convergesse l’interesse di mezza nobiltà calcistica. Nel 1938 il Milan propose a Dall’Ara l’offerta cui non si poteva dire no: 480.000 lire per la liberatoria e 80.000 lire di ingaggio netto. Rifiutare sarebbe stato folle. Le firme erano già pronte, tutto apparecchiato per il lauto trasferimento. Ma quando i milanesi rilessero il contratto di compravendita spuntò una clausola: «Al termine della stagione successiva, la società calcistica Bologna Foot Ball Club ha il diritto di riacquistare il giocatore per 240.000 lire». In sostanza, si trattava di un prestito con contro-riscatto. I dirigenti del Milan, furibondi, s’appellarono alla Federazione: «Quella postilla è stata aggiunta in un secondo momento», rivendicarono. Ma la questione, in un’epoca senza email protocollate e certificate, non era affatto semplice da risolvere. Il direttivo multò Andreolo con 5.000 lire, imputandogli di aver taciuto il dettaglio scottante. Il presidentissimo Dall’Ara si fregò le mani e si tenne Andreolo fino al 1943. Nessuno, tranne lui, capì come fu possibile modificare il contratto a firme già avvenute.
Luca Baccolini
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