Se le squadre di calcio riuscissero a cambiare i propri giocatori come lo squalo fa coi propri denti, non ci sarebbero più problemi di ricambio generazionale. La fortuna (o la sfortuna) dei bilanci sta nel minimizzare il tempo di evoluzione di una rosa, dei reparti e dei singoli ruoli. Più è scollato l’intervallo tra l’uscita di scena di un calciatore titolare e il suo sostituto designato, più è probabile che la rosa si riempia di uomini poco funzionali, che gravano sul monte stipendi e rallentano il percorso di rinnovamento. Nel Bologna di oggi, è il centrocampo ad aver avviato un processo virtuoso in questa direzione: prova ne sia che l’infortunio del capitano Andrea Poli (un titolare, sulla carta, ma praticamente inutilizzato) non è stato quasi nemmeno percepito, visto che alle sue spalle era già maturata la leva degli Schouten, degli Svanberg e dei Dominguez.
Azzeccare il titolare e il suo erede è ovviamente un compito difficilissimo. Il Bologna ci è riuscito con l’operazione Verdi-Orsolini (pagato 2 milioni e rivenduto a 24 il primo, pagato 15 il secondo), mentre in attacco si fatica ancora a trovare anche solo la prima scelta (del resto, è più o meno dai tempi di Di Vaio che va così). Trovo del tutto comprensibile, però, che il nome del prossimo attaccante di riferimento non esca da questa sessione invernale. A meno che non si voglia credere il numero 9 del domani sia un calciatore che, come Arnautovic, già a 31 anni ha scelto di svernare in un buen retiro cinese, è giusto e persino consigliabile che si aspetti giugno per avere un panorama più vasto, dando per scontato che Palacio e Santander termineranno con questo campionato la loro avventura rossoblù.
Criticare il club per non aver preso oggi la punta del presente e del futuro è piuttosto miope, a meno che non si dimostri che sul mercato esistono attaccanti utili ed economicamente sostenibili, ma soprattutto capaci di incidere da subito per le 19 partite che restano. Forse questa piazza, la stessa che ha demolito Gazzoni ed esaltato Porcedda, ha dimenticato troppo in fretta gli effetti rovinosi che ha avuto un acquisto impulsivo come quello di Osvaldo, innestato in una squadra che non aveva bisogno di lui, e viceversa. Aspettiamo l’estate per capire chi occorrerà sistemare là davanti. E intanto diamo a Barrow la possibilità e il tempo di dimostrare se e quanto vale.
Luca Baccolini
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