Bologna, o tutto o niente
Era difficile immaginare un Bologna in semifinale di Coppa Italia (la sesta della sua lunga storia), ma lo era ancor di più pensarlo al quarto posto a otto giornate dalla fine. Il più è fatto, si potrà pensare, ma in realtà il campionato dei rossoblù comincia proprio adesso, con una dogana che porta alla finale dell’Olimpico (avversaria Milan o Inter, si vedrà) e almeno tre scontri diretti in classifica (con Inter, Napoli e Atalanta) che emetteranno sentenze per lo scudetto e per il destino stesso del BFC. O tutto o niente.
È in questi snodi fondamentali della stagione che si decide di che umore dovrà essere la piazza da qui ai prossimi mesi: se lo ricorda bene Francesco Guidolin, che all’ultima giornata di campionato (il 5 maggio 2002) si vide portar via una quarta posizione già in cassaforte. La partita è nota a tutti quelli nati dal 1990 in giù: il Bologna è atteso a Brescia, con una vittoria avrà garantito l’ultimo slot per accedere alla Champions League. Zero a zero nel primo tempo, poi nella ripresa i lombardi trovano il gol con Bachini, Baggio e Toni. E sugli altri campi le vittorie di Lazio, Chievo e Milan fanno sprofondare il BFC addirittura al settimo posto, che vale una modestissima qualificazione all’Intertoto.
Sintomi da appagamento non se ne intravedono: il Bologna di oggi sembra persino più solido di quello di un anno fa, per la capacità ormai comprovata di saper trovare interpreti giusti e pronti con rotazioni continue. Certo, la Coppa Italia fa un po’ storia a sé: lì si decide tanto coi dettagli, con la fortuna, con gli episodi. Ma giocare il ritorno al Dall’Ara, con un Empoli verosimilmente ancora gravato dalla missione salvezza, è un vantaggio non da poco. Che andrà sfruttato.
La Coppa Italia per i felsinei genera ricordi lontanissimi di due vittorie poco splendenti. La prima, nel 1970, quando il trofeo si assegnava al termine di un girone finale: il BFC, prima di battere il Torino, si impose 4-0 sui neo campioni d’Italia del Cagliari, privati della spina dorsale Albertosi-Cera-Domenghini-Riva, tutta deportata in Messico per i Mondiali. Nel 1974, invece, Bulgarelli e Savoldi vinsero d’astuzia contro il coraggioso Palermo del presidente Renzo Barbera: siciliani in vantaggio e padroni del campo per tutta la partita, ma al 90′ Bulgarelli va giù in area per una spinta (più presunta che vera) di Ignazio Arcoleo. L’arbitro Gonella ci casca e decreta il penalty. Supplementari, rigori, trionfano i rossoblù. Ma anni dopo sarà proprio Giacomo ad ammettere di «aver fatto una furbata», accentuando la caduta. Gonella a Palermo è ricordato come Byron Moreno. Mentre il Bologna, da allora, non ha più vinto nulla in Italia. È tempo di spezzare quella maledizione.
Luca Baccolini
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