Qualcosa nell’aria ci dice che alla pancia del tifoso medio darebbe fastidio più la partenza di Calafiori che di Zirkzee. Vero che Joshua ha caratteristiche abbastanza uniche, ma se un valido centravanti da 12 gol a stagione si trova facilmente (ammesso che non sia già in casa, ovvero quel Castro che si è pure tatuato la Maratona sul polpaccio), un difensore del calibro di Maldini, pardon, di Calafiori, non è affatto facile da reperire, né in Italia né all’estero.
La Juventus pensa che 25 milioni siano un buon argomento per convincere il Bologna, ma Saputo ha fatto capire che i soldi adesso non sono la priorità, di fronte agli incassi della Champions League e alla possibilità di valorizzare ulteriormente il parco giocatori. Se poi si considera che quella valutazione sarebbe, di fatto, la stessa che accompagnò all’uscita calciatori quali Tomiyasu o Verdi, si intuisce come il valore di Calafiori possa essere considerato reale solo dai 40 milioni in su.
Ma si pone anche un ulteriore tema: è davvero così necessario concorrere, dopo la fuga di Thiago Motta in direzione Torino, alla rinascita della Juventus? È così inevitabile che il BFC torni a essere una succursale dei bianconeri, usata una volta come area parcheggio e un’altra come serbatoio di prelievo? Si può davvero cominciare col piede giusto la storica annata della Champions cedendo uno dei pezzi più pregiati proprio alla Vecchia Signora, che già si è accaparrata l’ex allenatore rossoblù?
Queste sono domande che con gli affari c’entrano poco, ma che forse qualcuno a Casteldebole si starà ponendo, soprattutto alla vigilia del lancio della campagna abbonamenti. E speriamo che in cuor suo se le stia facendo anche Calafiori, un ragazzo che prima di arrivare a Bologna era quasi finito sotto il livello dell’oblio, e che ora può prendersi almeno un’altra stagione per consacrarsi ai massimi livelli nella stessa squadra in cui si è rilanciato.
Luca Baccolini
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