Caro Sinisa, non prendertela coi giornalisti: ti abbiamo sostenuto sempre, criticato quasi mai
Sinisa Mihajlovic ama sempre avere dei nemici. E quando non li trova, se li crea da sé. Gli ultimi protagonisti dei suoi non-contraddittori sono stati i giornalisti, nuove ‘vittime’ delle sue non-conferenze stampa (se qualcuno non lo sapesse, in tempo di COVID-19 la stampa invia le domande all’ufficio comunicazione del Bologna, che a sua volta le riporta al tecnico in una sala conferenze deserta). Non sarà una difesa di categoria, ma la prossima volta vorrei consigliare a Mihajlovic di prender parola e di tirare dritto sino alla fine, da solo, come in un lungo appassionato monologo che non ha bisogno di imbeccate esterne. Non faremmo tutti più bella figura?
Se Sinisa non lo sapesse, ma glielo ricordiamo noi, i giornalisti soffrono già da molti anni di scarsa reputazione nell’opinione popolare. Colpa di vent’anni di TV commerciali, di disintermediazione selvaggia, di grillismo sfrenato, di populismo d’accatto. La categoria è in seria difficoltà, anche se mostra ancora segni di vitalità, in taluni casi addirittura di eccellenza. C’è davvero bisogno di Mihajlovic per infierire sui media?
No caro mister, da noi sempre difeso e sostenuto, la prossima volta pensaci due volte prima di liquidare come ‘giornalai’ i tuoi interlocutori a distanza. Primo, perché non ci fai bella figura nemmeno coi veri giornalai, secondo perché gli altri ‘giornalai’ sono quelli che da trentacinque anni, in Serbia come in Italia, tengono vivo l’interesse per uno sport che senza la ridondanza della cronaca quotidiana (una grande panna montata di nulla) avrebbe gli stessi seguaci del cricket.
Caro Sinisa, ti abbiamo sostenuto sempre, criticato quasi mai. C’è veramente bisogno di questa insofferenza ostentata per un paio di domande che ti vengono fatte per contratto? O dobbiamo pensare che il tuo risentimento volesse dirci anche altro?
Luca Baccolini
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