Forse sarebbe azzardato sostenere che il Bologna è in Serie A e lotta per l’Europa grazie a un banalissimo fallo di Mattiello. Supportare questa tesi sarebbe come dire che Napoleone è stato sconfitto a Waterloo a causa delle avverse condizioni meteo provocate dal vulcano indonesiano Tambora, la cui eruzione avrebbe immesso nella stratosfera una tale quantità di cenere da adombrare per mesi interi metà emisfero terrestre, con pesanti ricadute anche sull’organizzazione della battaglia campale del Generale.
Il calcio però ama i nessi logici spericolati. E noi per un attimo ci adeguiamo, suggestionati dall’idea che l’espulsione dello sfortunato Federico Mattiello, in quel Bologna-Frosinone del 27 gennaio 2019 (si era ancora sullo 0-0), abbia innescato davvero quel corso di eventi (prima con Sinisa Mihajlovic e poi con Thiago Motta) che ci ha portati ad affrontare di nuovo il Frosinone non per salvarci, ma per giocarci un posto in Champions League. Forse credere a una concatenazione meccanicistica dei fatti è meglio che lasciarsi sbatacchiare dai capricci del fato e della casualità? Difficile dirlo. Ma di certo i rossoblù sono in credito con la fortuna da svariati decenni.
Il 14 ottobre 1964, alla sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni, il BFC si vide eliminato dall’Anderlecht sul neutro di Barcellona dopo la terza gara, finita 0-0 e decisa dal lancio di una monetina da 5 pesetas (all’epoca, infatti, non esistevano ancora i calci di rigore).
Meno di tre anni dopo, il 19 aprile 1967, nei quarti di finale di Coppa delle Fiere (competizione ideata per far incontrare le squadre delle principali città fieristiche d’Europa), i felsinei furono traditi dal quarto di sterlina dell’arbitro tedesco Erwin Vetter: a spuntarla fu il Leeds United, che poi si presentò in semifinale indossando una divisa rossoblù in onore degli avversari sconfitti con il lancio della moneta, un sistema crudele e antimeritocratico destinato a scomparire negli anni Settanta in favore dei più spettacolari tiri dagli undici metri.
Per fortuna l’attuale gruppo di Motta sembra nettamente più forte di monetine e fatalità assortite. Battere il Frosinone (cosa mai riuscita in Ciociaria nei precedenti in Serie A e B) potrebbe essere l’assicurazione definitiva sulla prossima partecipazione a una coppa europea. E una volta raggiunta quota 60, il Bologna si ritroverebbe a dover fare da un minimo di 9 a un massimo di 18 punti per essere sicuro di iscriversi alla Champions: negli ultimi cinque anni la soglia minima di accesso ha oscillato tra i 69 e 78 punti, un bersaglio ampiamente alla portata, soprattutto se si dovesse uscire col bottino pieno dai prossimi due match (sabato 13 arriverà al Dall’Ara il Monza). Una doppia vittoria renderebbe quasi superfluo l’esito dello scontro diretto con la Roma. Ma qui si corre troppo con la fantasia.
Luca Baccolini
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Foto: Damiano Fiorentini