Cortocircuito tattico nell’attacco del Bologna: se il problema è la gestione di Barrow, qualcosa non va
Chissà cosa si dissero Mihajlovic e la dirigenza rossoblù quando fu deciso l’arrivo di Barrow. La genesi è abbastanza nota: il 15 dicembre 2019 un buon Bologna aveva appena battuto 2-1 l’Atalanta, arrivata al Dall’Ara senza Gomez, Ilicic e Zapata, nonostante il freddo Sinisa era in panchina e al termine del match ci tenne a sottolineare: «Niente male quel ragazzino!». Si riferiva proprio a Barrow, ventenne gambiano cresciuto nel prolifico settore giovanile nerazzurro che Gasperini aveva inserito a mezzora dalla fine in cerca del pari, sfiorato da Musa con un preciso pallonetto salvato sulla linea da Danilo.
Negli spogliatoi Walter Sabatini chiese al tecnico se occorresse approfondire il discorso. Mihajlovic rispose di sì. In società c’era già un grande estimatore di Barrow, il d.s. Riccardo Bigon. Più tiepido, invece, era il giudizio del d.t., che in precedenza aveva definito Musa «una bomba inesplosa», frase sulla quale avrebbe poi recitato un onestissimo mea culpa. Fu proprio Sabatini, infatti, a difendere Barrow quando Sinisa sollecitava a gran voce l’ingaggio di Ibrahimovic: «Se prendi Zlatan – lo avvertì il coordinatore delle aree tecniche di BFC e Montreal – chiudi la strada a Musa». Questi i fatti, dimostrabili e documentabili.
In mezzo c’è stata l’esplosione di Barrow, 12 gol e 4 assist in 28 partite ufficiali, numeri che Mattia Destro nemmeno si sognava. L’ascesa verticale del gambiano ha generato però un cortocircuito tattico nell’attacco del Bologna: prima punta o esterno sinistro? Il dilemma non si è ancora risolto. Per Mihajlovic, dopo un primo utilizzo come centravanti, Musa è diventato l’esterno sinistro naturale, tanto da aver scalzato Sansone dalla gerarchia dei titolarissimi. Ma per la società, che l’ha pagato quasi il doppio di Destro, il numero 99 è soprattutto il nuovo attaccante di riferimento, l’erede designato di Palacio.
Un bel problema, insomma, se l’allenatore considera il maggior investimento come la prima freccia delle tante possibili sulla fascia e non l’uomo chiave su cui costruire il futuro dei gol rossoblù. Da questa strettoia passano molti dei recenti problemi di comunicazione di Casteldebole, esplicitati da quella frase sibillina che Sinisa ormai ripete ogni volta che ha un microfono davanti alla bocca: «Non ci vuole un ingegnere nucleare per capire che serve un attaccante». Il che può anche essere condivisibile, guardando l’età di Palacio, che a febbraio traguarda i 39. Eppure tra bonus e costi fissi Barrow è stato pagato qualcosa come 19 milioni, ovvero quasi un quinto del valore della squadra schierata contro lo Spezia in Coppa Italia.
Se il problema è diventato la gestione del miglior giocatore del Bologna degli ultimi anni, qualcosa non va. Ma non certo in Barrow (che comunque, col talento che si ritrova, certe facili occasioni non deve più fallirle).
Luca Baccolini
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