Credere in Barrow una mossa opportuna, le qualità di Musa e la rilevanza dell’investimento impongono pazienza
Esterno o punta centrale? È più facile che un giorno risponda direttamente Musa Barrow all’eterna questione tattica, ammesso che il numero 99 possa parlare in libertà. Difficile che risponda Sinisa Mihajlovic, che sulla posizione del calciatore più pagato dell’era Saputo ha aperto ormai da mesi un contraddittorio con la società. Per il tecnico è un esterno, per i dirigenti una punta centrale. Sembra una questione di lana caprina ma non lo è, e diventa invece argomento divisivo quando Barrow non segna. Se lo fa, invece, mette tutti d’accordo.
In organico, il talento gambiano classe 1998 è stato preso per essere punta e sostituire (leggi ‘svecchiare’) il 39enne Palacio. Da quando comanda Bigon, la regola aurea è sempre stata quella di avere due nomi per posizione: punta centrale Palacio/Santander, esterno destro Orsolini/Skov Olsen, esterno sinistro Sansone/Vignato, trequartista Soriano/Svanberg, salvo possibili aggiustamenti in corso d’opera e secondo necessità. Ecco perché a gennaio il Bologna non ha visto né la necessità né l’urgenza di spendere milioni per una punta. E mi permetto di aggiungere, giustamente.
È lo stesso criterio con cui, forse meno giustamente, si è deciso di non investire extra budget per tentare di convincere Ibrahimovic, «che avrebbe potuto fare ombra a Barrow», nelle parole del coordinatore tecnico Sabatini. Condivisibile o meno, il pensiero ha una sua logica. Ed è seguendo quella bussola che a gennaio i vertici di Casteldebole hanno preferito non aggiungere scompigli e scompensi a un reparto offensivo numericamente satollo, anche se inappagante dal punto di vista realizzativo. Ora che Barrow si è (ri)sbloccato, forse i tasselli torneranno al loro posto.
La rilevanza dell’investimento (quasi il doppio di quanto fu pagato Destro al netto dei bonus) impone pazienza, a meno che non si voglia mandare in malora il secondo attaccante in poco tempo. Anzi, è proprio la vicenda Destro, con la sua incredibile nuova vita genoana, a suggerire che sia meglio insistere con quello che si ha, anziché puntare verso orizzonti ignoti e poco sostenibili economicamente. Gestire meglio il patrimonio interno, anziché dilapidarlo come fu fatto per insondabili ragioni con l’ex romanista, sarà proprio la sfida dei prossimi anni.
Anni che il Bologna si appresta ad affrontare con un parco giocatori enormemente cresciuto di valore rispetto agli esordi in Serie A nel 2015/16. Solo vendendo Svanberg e Tomiyasu, infatti, si potrebbe tranquillamente pagare la nuova campagna acquisti estiva lasciando sostanzialmente inalterato il valore della rosa. Ecco perché aver creduto in Barrow senza lasciarsi prendere la mano dalla fretta è stata una mossa opportuna, potenzialmente molto più redditizia dell’ennesimo acquisto a vuoto che spesso procura il calciomercato invernale.
Luca Baccolini
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