Da Brescia al Brescia, ancora senza Sinisa. Ma i ragazzi in maglia rossoblù sanno come si fa
Metto giù il telefono, guardo il tesserino da giornalista sulla scrivania e mi chiedo con quale coraggio me l’abbiano consegnato, dato che evidentemente non so nemmeno padroneggiare una manciata di sinonimi. ‘Contento’. Ho appena concluso una chiacchierata a tema Bologna in radio e ho ripetuto ‘contento’ cinque-seicento volte: lo sono dell’impatto che sta avendo Schouten, della prestazione di Paz nel derby vinto a Ferrara, della grinta mai lesinata di capitan Poli e perfino del recentissimo acquisto di un portiere di 19 anni, Breza, che conferma la lungimiranza della società. Mi avessero proposto altri temi, sarei stato contento anche di quelli. Però, voglio dire, come si fa a non esserlo di questa squadra?
Contenti e orgogliosi, sì, di un gruppo del quale troppe volte vengono date per scontate la serietà e il senso di responsabilità con cui stanno affrontando questi mesi complicati. Dopodomani i ragazzi di Mihajlovic scenderanno in campo contro il Brescia senza di lui, proprio com’era successo all’andata, in quella trasferta inizialmente così amara e alla fine tanto esaltante ed emozionante, per la rimonta maturata sul rettangolo verde e per la ‘serenata’ al loro condottiero che i rossoblù erano poi andati a fare sotto la finestra della sua stanza d’ospedale.
Un filo, quello tra l’allenatore e la sua squadra, che da allora non si è mai spezzato, anzi, si è allungato, e oggi tiene legate più persone. Lo staff tecnico è sempre coinvolto nelle dinamiche di uno spogliatoio, è ovvio, ma negli ultimi mesi Miroslav Tanjga, Emilio De Leo e gli altri assistenti di Sinisa hanno dovuto essere qualcosa in più del ruolo che ricoprono, e lo stesso hanno dovuto fare i calciatori. L’attuale Bologna è un formicaio operoso dove tutti portano silenziosamente la loro briciolina sulle spalle e non si lamentano mai. Tutti, dal veterano al più sbarbato.
È un gruppo forte, sano, compatto, tutti aggettivi che però (ormai giro col dizionario dei sinonimi sottobraccio) non equivalgono a ‘invincibile’. Figurarsi, nemmeno il mister lo è. La leucemia è arrivata di soppiatto, ha picchiato duro e ne ha scoperto il lato più fragile. L’abbiamo vista piangere, quella roccia di Sinisa, e per qualche tempo non l’abbiamo visto affatto, né noi né i suoi giocatori.
Non sta scritto da nessuna parte che un’intera rosa, pur composta da professionisti ben pagati, riesca a far fronte ad una tale difficoltà semplicemente appellandosi al pensiero positivo o a quello idealmente risolutore del lavoro duro, ma questo gruppo lo ha fatto eccome e alla vigilia della 22^ giornata di campionato è a quattro punti dall’Europa.
Giusto ieri Walter Sabatini ha dichiarato che a lui importa molto più della salute di Mihajlovic che del piazzamento finale del Bologna, e per quel che conta firmo appena sotto il suo nome, sottoscrivendo in pieno ogni sua parola. Questo, tuttavia, non deve in alcun modo sminuire i risultati che i rossoblù hanno effettivamente raccolto fin qui, e non può far dimenticare che il quinto posto è meno distante della zona calda. Venga quel che deve, qualsiasi risultato andrà accolto da un sottofondo di applausi a piene mani per una squadra di cui essere – e diciamolo! – davvero contenti.
Fabio Cassanelli
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