Da ‘casa diroccata’ a società solida e rispettata con una squadra competitiva: la ristrutturazione di Saputo è sempre più tangibile
Ristrutturare una casa è un’esperienza esaltante all’inizio, divorante in corso d’opera. Chi ne ha vissuta una sa di cosa si parla. Per mesi non si vedono apparenti progressi, i lavori stagnano, le magagne pullulano. A volte, si ha quasi l’impressione che gli operai si siano dimenticati del cantiere per andare a sollazzarsi chissà dove. E poi, a pochi giorni dalla consegna delle chiavi, la svolta: i pavimenti miracolosamente ricoprono tutta la casa, l’imbianchino trova il colore giusto e vivifica le pareti, i fornitori consegnano cucina, mobili e divani, i libri riprendono il loro posto. Insospettabilmente, la casa ritorna abitabile.
Il Bologna di Saputo, a fine 2014, era un’abitazione da rimettere completamente in piedi. Indebitato, svalutato dalla retrocessione, privo di un sia pur minimo organico di proprietà, dotato di uno stadio decadente, un centro tecnico per il quale si doveva ancora pagare un affitto oneroso, un bacino di tifosi affezionati ma disillusi. I 24 punti di oggi, miglior parziale dai tempi di Guidolin, non nascono da lì, ma dal lavorìo lento di questi sette anni. Si potrà dire che sette anni sono troppi per fare ciò che l’Atalanta ha fatto (e meglio) in minor tempo. Si potrà dire che c’erano altri modi per arrivare a questa posizione. Ma il punto non è solo la posizione in classifica, bensì la reputazione.
Il BFC è (non da oggi ma già da qualche anno) una società rispettata. Non è più quella che nel 2010 non pagava il primo trimestre di stipendi, o quella che rischiava penalizzazioni per inadempienze nel versamento dell’Irpef. È una società economicamente solida, seppur dipendente dalla disponibilità del suo patron a immettere ogni anno parecchi milioni di euro. È questo l’unico presupposto dei 24 punti attuali, che arrivano certamente grazie ai gol di Svanberg, ma soprattutto grazie alle infrastrutture (materiali e non) nate tutt’attorno al gioiellino svedese e ai suoi altrettanto validi compagni.
Nel 2014 Saputo disse, forse in un eccesso di entusiasmo, che il Bologna sarebbe diventato competitivo per lo scudetto entro dieci anni. Il 2024 è ancora lontano, dunque tecnicamente la profezia è ancora da verificare. Ma di sicuro tutti, all’epoca, avrebbero firmato per trovarsi qui, oggi, a braccetto con la Juventus. Bastava solo non pretenderlo subito.
Luca Baccolini
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