Da Empoli a Empoli: non è cambiata solo la classifica, ma anche lo stile
Da Empoli a Empoli, l’ultimo anno e mezzo del Bologna può essere incorniciato in queste due trasferte. Domenica 26 settembre 2021, vincono i toscani 4-2 e il direttore tecnico (ancora per poco) Walter Sabatini, in tribuna al Castellani, commenta la sconfitta con l’ormai celebre «questa è una squadra di merda». Saputo ha sentito abbastanza e lo allontana. Va bene perdere, ma ascoltare il proprio d.t. darsi la patente di incapace è davvero troppo. Anche per noi, aggiungiamo in ritardo.
Quante cose siano cambiate da allora, è sotto gli occhi di tutti. Ma era veramente una squadra di ‘m’ quella che cadeva sotto i colpi dell’Empoli? No, a giudicare dai nomi, che per otto undicesimi ricorrono nell’organico odierno, pur con alterate gerarchie (Bonifazi, per esempio, quel giorno maledetto era titolare e ora non più). Il valore aggiunto, vien da pensare, risiede nello stile: di Giovanni Sartori conosciamo a stento il timbro della voce (non parla, e va benissimo così), di Thiago Motta abbiamo apprezzato l’equilibrio verbale confinante col contegno d’altri tempi.
Non c’è nessuna misura empirica che dimostri come l’uso appropriato e continente delle parole incida positivamente sui risultati sportivi. Ma qualcosa fa pensare che aver ammorbidito i toni, curato la serenità del gruppo e sgrassato le incrostazioni di vecchie gerarchie abbia giovato all’ambiente tutto, oltre che alla nostra psiche di fruitori più o meno assidui di dosi di pallone. Il normalizzatore Motta e l’invisibile Sartori, insieme ai già presenti Fenucci e Di Vaio, stanno facendo senza clamore quello che non era riuscito prima, quanto metodi di comunicazione da vecchia scuola rischiavano di stridere con lo stile della proprietà. Che infatti, dopo Empoli, non ha tollerato altri exploit.
Luca Baccolini
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Foto: bolognafc.it