Da Handel a Britten, dai sovrani britannici ai grandi stadi europei: le origini dell’inno della Champions League
Chi ha seguito la cerimonia d’incoronazione di Carlo III d’Inghilterra avrà certamente ascoltato un brano molto simile a quello che introduce le partite di Champions League. Effettivamente, le somiglianze tra l’anthem (inno) Zadok the Priest di Georg Friedrich Handel e il Champions League Anthem di Tony Britten (l’inno vero e proprio della UEFA Champions League) sono molte, a cominciare dall’evocativa progressione d’archi che già al primo ascolto rende i due brani inconfondibili. Sarà una musica a cui il Bologna si abituerà facilmente, dato che le partite sicure della prossima edizione saranno almeno otto, quattro in casa e altrettante in trasferta.
Ma chi era questo Zadok, il protagonista dell’inno scritto da Handel nel 1727? Sadoc, o Zadok, fu nientemeno che il primo sommo sacerdote del Tempio di Gerusalemme, al quale Handel, fresco di naturalizzazione britannica, dedicò un inno che s’impose subito, per la sua sfolgorante magnificenza, come ‘pezzo d’obbligo’ delle incoronazioni dei sovrani britannici. Il primo ad appoggiarsi la corona sul capo sulle note di Zadok fu Giorgio II, sul trono per 33 anni dal 1727 al 1760, gli stessi in cui Handel lavorò instancabilmente come operista e impresario teatrale nella capitale inglese, ma anche in Irlanda, dove il suo celebre Messiah risuonò per la prima volta.
Curioso come il destino di un inno patriottico (Handel, tedesco di nascita ma italiano di formazione, si sentì inglese fino al midollo, tanto da togliersi la dieresi dalla ‘a’ del cognome) sia stato di ispirazione per un brano che accomuna la passione trasversale di milioni di europei. A trasformare la musica di Handel nell’inno che sentiremo presto risuonare al Dall’Ara è stato l’inglese Tony Britten nel 1992, al termine di una lunga selezione di inni del repertorio classico. Il brano è stato suonato per la prima volta nell’autunno del 1992 negli stadi di Bruges, Glasgow, Milano e Porto, in occasione dell’apertura della fase a gironi del torneo 1992/93, e dal 1995 in televisione sono adoperate sette nuove versioni dell’inno (1995-1997, 1997-2000, 2000-2003, 2003-2006, 2006-2012, 2012-2018 e quella attuale dal 2018-2019), con lievi modifiche nell’arrangiamento, nell’orchestrazione e nei bilanciamenti sonori.
Se la lingua di Handel è l’inglese, l’inno Champions prevede le tre lingue ufficiali della UEFA (inglese, tedesco e francese), alle quali solo di rado è stato aggiunto un controcanto in italiano. A questo link si può ascoltare la versione di Zadok the Priest nella sua collocazione originale, ovvero l’incoronazione del re britannico. Per la cerimonia rossoblù, invece, appuntamento a settembre.
Luca Baccolini
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