Dalla battaglia di Polesella nel 1271 alla fuga di Eriberto nel 1998: Venezia-Bologna va ben oltre una trasferta vietata
Negata ai tifosi rossoblù la trasferta più bella del campionato, non resta che guardarsi Venezia-Bologna in TV, che è ben poca cosa rispetto al dolce approdo del traghetto sull’Isola di Sant’Elena, da cui è possibile, nelle giornate più terse, vedere in un solo colpo d’occhio le montagne innevate e il mare iridescente, senza contare tutto ciò che si potrebbe fare e vedere a Venezia prima della partita. Quella di domani vale un pezzo di Champions League per i rossoblù e forse l’ultima chance di salvezza per la squadra di Di Francesco. Ma sono almeno otto secoli che Bologna e Venezia hanno cominciato a fronteggiarsi, non solo per ragioni calcistiche.
L’episodio maggiormente eclatante accadde nella seconda metà del Duecento, quando Bologna si riteneva abbastanza sicura da non temere più il suo nemico commerciale numero uno, che all’epoca era appunto Venezia. Nel 1271 ebbe luogo l’unica vera battaglia navale vinta dai bolognesi a scapito dei veneziani. Grazie alle grandi opere idrauliche che segnarono l’inizio del XIII secolo, Bologna aveva dato vita ad un complesso portuale che la rendeva la città di terra italiana con più potenziale commerciale sul bacino dell’Adriatico, conseguenza diretta delle floride attività industriali del settore tessile che necessitavano di nuove rotte. Arrivare al Mar Adriatico era abbastanza semplice, ma all’altezza del Po di Primaro, diciotto chilometri a nord di Ravenna, occorreva sottostare alle ingenti gabelle dei veneziani, dazi trumpiani ante litteram che minavano alla fonte le possibilità di espansione commerciale di noi bolognesi.
Fu dunque una ragione prettamente doganale a scatenare le prime scaramucce tra bolognesi e veneziani. La resa dei conti fu fissata vicino a Polesella (il paesino del rovigotto che ha consegnato la cittadinanza onoraria a Thiago Motta), e a sorpresa le forze di terra e di mare bolognesi ebbero la meglio su quelle venete. Da quella vittoria Bologna ottenne dazi più favorevoli e una linea di transito privilegiata, rendendo ancora più competitivi i suoi prodotti. Tale episodio non indebolì Venezia, destinata a resistere fino all’arrivo di Napoleone, ma certificò le ambizioni d’acqua dei felsinei. Polesella portò male a Venezia anche nel 1509, quando quindici sue galee vennero affondate dalle forze di Alfonso I d’Este, meglio noto come marito di Lucrezia Borgia, nella battaglia che sancì la vittoria del Ducato di Ferrara contro la Serenissima.

Fonte: storiadibologna.it
Tornando però al calcio, Venezia rappresentò anche la prima trasferta ufficiale in una gara di campionato effettuata dal Bologna: accadde il 5 febbraio 1911 (vittoria del neonato BFC per 2-4 su un campo ghiacciato). Giocare a Venezia all’epoca era una sfida per veri uomini. Nel 1912 una partita tra le due compagini fu rinviata per il freddo, ma anche il recupero ebbe la stessa sorte, con l’arbitro costretto a fischiare la fine anticipata per evidenti sintomi di congelamento. Nel 1913 i rossoblù giocarono addirittura a quattordici gradi sotto lo zero, temperatura fatale per il povero Umberto Venzo, mediano classe 1895 che stramazzando a terra sul terreno gelato si ruppe il menisco (per la cronaca. la sfida finì 8-0 per i lagunari).
In epoca moderna lo stadio dedicato all’aviatore e militare Pier Luigi Penzo, veterano della Prima guerra mondiale, ritornò benigno nel 1998, quando Eriberto (come si faceva ancora chiamare il brasiliano Luciano Siqueira) cavalcò per ottanta metri palla al piede da porta a porta, inseguito alla disperata da Sergio Volpi. Fu un gol leggendario, simbolo di un’annata in cui era il Bologna a correre all’impazzata, fermandosi solo alle porte di due finali, Coppa UEFA e Coppa Italia. Chissà che quest’anno, in quest’ultima competizione, le cose non possano andare diversamente.
Luca Baccolini
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Foto copertina: Timothy Rogers/Getty Images (via OneFootball)