Dalle imprese in emergenza ad un progetto duraturo da guidare, anche per Mihajlovic è il momento di crescere
Nei suoi dodici anni di carriera da allenatore, il miglior piazzamento finale di Sinisa Mihajlovic è stato il settimo posto con la Sampdoria nel 2014/15. Era la squadra in cui militavano Eder, Muriel, Soriano e Gabbiadini. Gli altri piazzamenti sono stati, in ordine decrescente e senza considerare gli esoneri, due noni posti, un decimo, due dodicesimi e un tredicesimo. Mihajlovic, insomma, non è – ancora – stato un tecnico capace di guidare una squadra verso incredibili exploit europei, sebbene molti agitino il suo refrain «piuttosto che allenare senza ambizioni me ne sto a casa sul divano» come un capo d’accusa verso l’attuale società.
Nulla si esclude per il futuro: Sinisa saprà certamente condurre una squadra in Champions o in Europa League. Ma finora non è mai successo, a parte appunto nel suo ultimo anno doriano, unico e irripetuto. Quel che sappiamo di lui, invece, è che non ha mai sgonfiato le potenzialità di un gruppo. Ovunque sia andato, persino durante la sua prima esperienza sotto le Due Torri, è sempre riuscito a puntellare una situazione d’emergenza, talvolta invertendo sensibilmente l’inerzia negativa. Catania e il Bologna-bis nel 2019/20 lo mostrano chiaramente.
Chi oggi pretende dal tecnico serbo un piazzamento europeo o non conosce il suo percorso in panchina o intravede margini di miglioramento davvero enormi e immediati nell’organico che allena. Il Bologna di quest’anno, infatti, è stato pensato per confermare quanto fatto negli ultimi due campionati, ovvero gravitare attorno a metà classifica, possibilmente spingendosi un po’ più in alto, nulla che le quattro giornate appena trascorse possano vietare d’immaginare.
Mihajlovic ha un contratto fino al 2023. Dunque c’è tutto il tempo per gettare le basi di un progetto duraturo, costruito sulla credibilità di un mister che non ha mai fallito nel medio periodo e che, per la prima volta nella sua carriera, potrebbe aprire un ciclo più lungo di un biennio. Se invece crediamo che Sinisa debba replicare la straordinaria impresa del primo semestre 2019, siamo fuori strada: è un capitolo chiuso, un’esperienza da conservare tra i migliori ricordi del nuovo secolo rossoblù ma impossibile da ripetere, perché mancano i presupposti emergenziali di allora. Se si vuol fare un buon servizio a questa squadra, quel capitolo bisogna imparare a dimenticarlo.
Luca Baccolini
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Foto: Damiano Fiorentini