Venerdì 26 febbraio sarà un giorno importante per il futuro del calcio italiano. Negli uffici della Lega si tenterà, forse per l’ultima volta, di sbrogliare la matassa dei diritti TV per il prossimo triennio, da cui dipendono – ora più che mai – i destini del pallone nostrano. Come in un parlamento, i grandi e i piccoli partiti hanno già fatto trapelare le loro intenzioni di voto: Inter, Juventus, Lazio e Napoli, ad esempio, spingono per votare a favore della cordata DAZN-TIM, valore 840 milioni, circa 90 in più di quelli proposti da Sky, che però lascerebbe aperta alla Lega la possibilità di trasmettere in streaming tutte le 380 partite di Serie A, aprendo così scenari importanti sui mercati internazionali.
Se passasse questa seconda ipotesi, sarebbe un inedito assoluto in Italia, qualcosa di molto simile a quello che accade in NBA, ovvero un viatico verso la creazione di un canale di proprietà della stessa Lega. Lo ‘spacchettamento’ o ‘sistema ibrido’ promette virtualmente più ricavi e allargherebbe ancora di più le modalità di trasmissione delle partite (satellite, digitale terrestre, streaming ecc.), ma nulla ancora è deciso.
Quel che è certo, per ora, è che la cifra più alta tra le offerte arrivate a Milano in via Rosellini non ha superato nemmeno il miliardo di euro. Se il calcio italiano vorrà tenersi in vita dovrà inventarsi nuovi modi per vendere i suoi prodotti, sia qui che all’estero. Adesso i diritti televisivi valgono in tutto quasi 1,4 miliardi di euro all’anno: per riavvicinarsi a quella cifra occorrerebbe quasi raddoppiare l’offerta di Sky (che intanto ha ricevuto una multa di 2 milioni dall’Antitrust per «pratiche commerciali scorrette», non avendo messo i suoi abbonati nelle condizioni di conoscere lo ‘Sconto Coronavirus’), e qui l’unica strada percorribile sarebbe quella del canale di Lega, una piattaforma per la quale sono già state presentate alcune offerte, ma non di molto superiori ai 100 milioni.
Comunque la si voglia girare, insomma, la Serie A del prossimo triennio rischia di valere molto meno di quella che ci stiamo lasciando alle spalle. Con quali conseguenze, è facile immaginarlo per tutti, soprattutto in un quadro politico in cui nessuno si è preso e si prenderà la responsabilità di affrontare il tema del ritorno del pubblico sugli spalti. Oggi serviranno 14 voti per chiudere la pratica dei diritti TV. Ma qualunque strada si sceglierà di percorrere, comincerà già in salita.
Luca Baccolini
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