Se il calcio fosse un programma elettorale, le dichiarazioni d’intenti sulla Coppa Italia sarebbero la promessa più disattesa. Ogni anno è un trionfo di «onoreremo la competizione», «vogliamo andare avanti il più possibile», «è uno dei nostri obiettivi stagionali», ma puntualmente ad ogni precoce eliminazione si passa a sostenere la tesi contraria, e cioè che «in fondo la coppa era un ostacolo al campionato», «non era il momento di pensare alla coppa», «ci rifaremo il prossimo anno».
La vittoria della Cremonese a Napoli (ultima contro prima, 47 punti contro 7, è sempre bene ricordarlo) mostra invece quanto questa bistrattata competizione (sbagliatissima nella formula, col privilegio delle grandi mantenuto come inderogabile status quo) possa ancora riservare sorprese. Certo, la Cremonese probabilmente retrocederà, ma la sua impresa al San Paolo sarà ricordata per anni, soprattutto se i grigiorossi saranno in grado di concedere il bis nei quarti di finale.
Sarebbe bello se ad ogni inizio di stagione si dicesse, chiaro e tondo, che la Coppa Italia è un vero obiettivo stagionale. Non per «andare avanti il più possibile» come dei turisti, ma per vincerla, né più né meno. Tecnicamente è possibile per tutti, anche se la formula privilegia ancora le grandi, chiamate in scena solo dagli ottavi in avanti. La Coppa Italia, del resto, è l’unico trofeo che il Bologna può concretamente provare a vincere da qui a molti anni ancora. L’unico, peraltro, che spalanca una porta per l’Europa. Vinciamo la coppa, allora, anche se nessuno sembra volerci credere davvero.
Luca Baccolini
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