Dividere la torta dei gol e non aggrapparsi agli alibi: ecco la strategia vincente di Motta
I numeri, serviti freddi, non dicono tutto ma sono abbastanza clamorosi: con Arnautovic in campo il Bologna ha raccolto 16 punti in 14 partite; senza Arnautovic quasi gli stessi punti (13) nella metà delle partite. Analogo discorso nel rapporto delle reti fatte: con Marko in campo sono arrivati 16 gol nelle 14 gare in cui è stato presente (metà dei quali segnati da lui); senza, 12 in 7. Non bisogna giungere a facili conclusioni: il Bologna non è una squadra migliore perché l’austriaco è stato fermato da un infortunio; il Bologna è diventato una squadra migliore perché ha via via saputo trasformare un deficit in un’opportunità, che è proprio l’arte richiesta agli allenatori.
Motta ha dimostrato di essere un ottimo tecnico proprio su questo punto: non si è abbarbicato nel vittimismo, non ha evocato ad ogni appuntamento le lance spuntate che gli erano rimaste a disposizione, non ha cercato alibi preventivi. Evitando la più facile delle scuse, ha responsabilizzato un gruppo che fino a quel momento era troppo radicalmente divaricato tra utilizzati e inutilizzati, titolari e riserve, una spaccatura che non faceva bene né alla squadra né al lavoro estivo di Sartori (non c’è cosa peggiore, per un d.s., che vedere le proprie scommesse languire in panchina).
Nei piani della società, il Bologna di Pioli edizione 2011/12 (quello dei 51 punti) è ancora il modello da superare. Ma proprio rispetto a quel BFC, Thiago ora viaggia con 5 punti in più a parità di turni giocati e con un Arnautovic (ancora fermo) che ha comunque segnato 2 gol in più di Di Vaio a questo punto del campionato (8 contro 6). Nota a margine: nel Bologna di Pioli si era trovato un piccolo ma miracoloso equilibrio di ‘divisione’ delle responsabilità realizzative tra Diamanti, Ramirez e Di Vaio (senza contare Acquafresca). È un modello che si sta ricreando anche quest’anno. Chissà che non serva per il futuro.
Luca Baccolini
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