Situazione complicata quella in cui si è andato ad infilare il Bologna, non ci vuole un genio per comprenderlo. Non può che risultare fastidioso trovarsi nei bassifondi della classifica con questa rosa, ma è altrettanto vero che le prestazioni offerte dai rossoblù in queste prime cinque giornate di campionato sono da mani nei capelli. Manca un gioco, manca il mordente, e andando avanti così verrà meno anche la serenità. Ripetere ancora una volta che Sinisa Mihajlovic è in parabola discendente e sembra sempre più un pesce fuor d’acqua, argomento dibattuto più volte, diventa fastidioso, purtroppo però quando in campo la squadra non funziona è doveroso cercare di capirne i motivi.
Metto le mani avanti asserendo che ci sarà chi giustificherà il tecnico e coglierà l’occasione per attaccare la società dopo aver visto all’opera un tempo di Moro e venti minuti o poco più di Zirkzee, etichettandoli come mediocri: «Hai capito perché non li faceva giocare?», quando è evidente che un nuovo innesto possa solo ingrigirsi come il resto della squadra se questa non gira a dovere. Insomma, diciamolo fuori dai denti: o si cambia subito qualcosa o il rischio è quello di soffrire sino a fine stagione, e con l’organico attuale e un Arnautovic formato deluxe sarebbe un insulto. Così come non vincere oggi al Picco, con tutto il rispetto per lo Spezia, è stato tanto deludente quanto preoccupante.
La domanda sorge quindi spontanea: meglio proseguire un’altra settimana (o due, per una lenta agonia) sperando in un ribaltamento del mondo, con la speranza che i rossoblù possano improvvisamente cambiare pelle, o dare la scossa attraverso un avvicendamento in panchina? In tal senso i nomi più in auge sono quelli di Roberto De Zerbi, Thiago Motta, Claudio Ranieri e Paulo Sousa, che ha già visionato il Bologna contro Milan e Salernitana. Vedremo cosa decideranno il presidente Saputo e i dirigenti felsinei, che hanno il polso della situazione e proprio in queste ore sono nel ‘pensatoio’ per prendere una decisione a riguardo.
Non ce ne voglia Sinisa, a cui umanamente siamo sempre stati e siamo ancora molto vicini, ma la forte sensazione è che la sua avventura sotto le Due Torri sia arrivata al capolinea: tra uscite infelici, la polemica sempre in punta di lingua, calciatori che paiono pecorelle smarrite (Barrow è l’esempio più lampante) e un gioco che latita ormai da un anno, difendere il mister diventa impossibile. Per trovare un inizio di campionato così avaro di soddisfazioni bisogna tornare ai tempi di Delio Rossi e Pippo Inzaghi. Ecco, va bene che non c’è due senza tre ma sarebbe opportuno evitare lo stesso errore.
Mario Sacchi