L’aspetto più sconfortante del calcio (leggi mondo) contemporaneo è l’assenza di memoria. I protagonisti del pallone vanno, vengono, promettono, salutano (quasi sempre via Instagram) rispettando criteri di entrata e uscita sempre più omologati. In questo scorrimento rapido e impersonale ci siamo persi di vista, colpevolmente, un giocatore che ha contribuito con più di cento presenze a tenere a galla il Bologna negli ultimi quattro anni. Si fa presto a individuarlo: è Andrea Poli, uno dei pochi rossoblù ad aver scollinato i due zeri nell’ultimo decennio.
Quando arrivò, nel 2017, lo circondava un alone di sospetto, come quasi sempre capita a chi proviene da grandi club. «E perché dovrei sentirmi declassato? – rispose lui, che veniva da quattro anni di Milan –. Qui c’è voglia di vincere, di far bene, di crescere, di migliorare. Sono io che ho scelto Bologna, più che il contrario. Aspettavo questo momento da due mesi». Il colpo di fulmine, se così si può chiamare il presagio di un futuro passaggio ad un’altra squadra, scoccò l’8 febbraio 2017. Il Diavolo, ridotto in nove dopo due espulsioni, annaspava al Dall’Ara tentando di difendere almeno lo 0-0. Poli entrò in campo a mezzora dalla fine e contribuì ad un meritato quanto surreale 1-0 in extremis, che da un lato aiutò a qualificare i rossoneri in Europa e dall’altro a spingere sempre più giù le quotazioni di Roberto Donadoni.
Questa lunga premessa per ricordare che non abbiamo impiegato nemmeno un minuto per salutare un calciatore che ha retto silenziosamente le sorti dello spogliatoio per un quadriennio, mentre per un altro calciatore – che tutto ha ancora da dimostrare – si è scesi in strada quattro ore sotto il sole. Andrea Poli ha iniziato il ritiro e se n’è andato senza fiatare, presagendo che qui avrebbe trovato ben poco spazio, con un centrocampo di belle speranze come quello formato da Schouten e Svanberg (e Dominguez). Eppure il suo contributo non è mai mancato, anche solo per onorare qualche minuto in coda a partite già scritte.
Lo attende adesso un’avventura nella remota città di Adalia, in Turchia, un milione di abitanti affacciati sul mare che guarda verso Cipro. Anche in quest’ultimo approdo, Andrea ha dimostrato di non essere un atleta banale, preferendo l’ignoto all’usato sicuro, le sfide complicate alle blandizie di fine carriera (all’Antalyaspor troverà Naldo, ex meteora rossoblù di un decennio fa). Si dice tanto che il calcio appartiene ai tifosi. Sarà anche vero. Ma i tifosi bisogna anche che si ricordino di quei calciatori come Poli, lavoratori onesti, mai fuori dalle righe, cemento prezioso di ogni spogliatoio. In bocca al lupo per l’ultima parte della carriera, capitano, la tua serietà ti riporterà presto su lidi più vicini.
Luca Baccolini
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