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Grazie comunque Ropero, ti sei fatto voler bene

Grazie comunque Ropero, ti sei fatto voler bene

Ph. bolognafc.it

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Il primo problema di Giovanni Sartori, nuovo responsabile del’area tecnica, sarà trovare un vice Arnautovic. Figurarsi se poi il mercato dovesse imporgli di trovare anche il nuovo Arnautovic, nella malaugurata – e ad oggi remota – ipotesi che l’austriaco accetti la corte di qualche big italiana. Bei tempi quando il Bologna poteva contare su Marco Di Vaio, che sposando questa maglia accettò anche l’onere di rifiutare offerte più allettanti. Ma di attaccanti come lui, s’è capito, non se ne fabbricano più. Sono passati esattamente dieci anni dal suo addio. Sembra una vita fa. E forse lo è. Dieci anni in cui gli eredi designati di Marco hanno fallito più o meno sistematicamente (basti pensare che, tolto Barrow, la somma dei gol di Acquafresca, Bianchi, Cristaldo, Gilardino e Santander supera appena la metà dei gol del solo Di Vaio).
Federico Santander, che sta per salutare ufficialmente la compagnia, è l’esempio più lampante della difficoltà di cui parlavamo. Va però detto che, tra tutti i modi in cui è possibile fallire, il paraguaiano s’è inventato quello più gradevole, diventando una sorta di beniamino postumo. Le sue reti sono state messe al servizio quasi esclusivamente della gestione Inzaghi, dunque – in termini di risultati – il periodo peggiore della recente storia rossoblù. Eppure fu proprio un suo gran gol di testa a Milano contro l’Inter a decretare l’insperata prima vittoria del Bologna nell’era Mihajlovic, uno shock adrenalinico senza il quale sarebbe stato difficile immaginare l’incredibile rimonta di quei mesi (30 punti in 17 partite). Da quel momento, complici svariati infortuni, per Santander non c’è stata più storia. I suoi giorni di ‘mutua’, cioè da infortunato, hanno superato i 420 in quattro anni di permanenza sotto le Due Torri. Tolti gli infortuni di routine, infatti, ‘El Ropero’ ha saltato di netto la stagione ‪2020/21‬ a causa di una delicata operazione al ginocchio, per poi ripresentarsi con un gol al Sassuolo lo scorso dicembre e rientrare di nuovo ai box dopo uno scontro di gioco in allenamento che gli è costato una frattura allo zigomo e ad un osso laterale del cranio. Risultato: altri due mesi di stop.
Ma se il rapporto con Mihajlovic non è mai decollato, quello coi tifosi è rimasto incredibilmente intatto come nei primi mesi, quando la Curva Andrea Costa aveva inventato il coro più divertente sentito da molto tempo a questa parte («che ce frega di Ronaldo, noi c’abbiamo Santander»). Il suo segreto? Semplicemente non parlare. Santander è infatti uno degli ultimi discendenti di un calcio giustamente confinato al perimetro che gli spetta, quello rettangolare e verde, senza altri orrendi orpelli dialettici, le cui conseguenze (estreme e di pessimo gusto) abbiamo visto invadere persino il campo delle gravidanze. Santander ha vissuto di churrasco (tanto) e pallone (poco), non ha mai fatto sceneggiate, è sempre andato in campo quando glielo si chiedeva, senza lagnarsi. E quando l’ha fatto, non ha inscenato alcun teatrino, anzi, ha sempre sfoderato un timido sorriso. Perché alla fine, quando guadagni un milione di euro l’anno, chiamare in causa la sfortuna è l’ultima cosa da fare. Bravo Santa, ti seguiremo con affetto a distanza.

Luca Baccolini

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Foto: bolognafc.it