I primi 10 motivi dietro al difficile avvio del Bologna. Ma nulla è compromesso: le cose si sistemeranno
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Nulla è compromesso, nel cammino del Bologna, oggi le sentenze non hanno ragione d’esistere. Al massimo i presagi, ma quelli li lasciamo agli aruspici. Peraltro l’avvio traballante dei rossoblù non è l’unico in questo campionato: lo condividono altri club di caratura europea come Milan, Roma, Atalanta e Fiorentina. E a meno che non si voglia credere che Udinese, Empoli e Verona finiranno davvero davanti ai felsinei, alleniamoci a pensare in prospettiva, quando le cose si rimetteranno a posto. Nei 2 punti in 3 partite di capitan Orsolini e compagni si annidano e si intrecciano molti motivi: ecco i primi 10 che abbiamo trovato.
- Dallinga: se Dallinga avesse fatto fin da subito il Dallinga, il tifoso del Bologna non si ritroverebbe ancora a sognare la notte i riccioloni di Zirkzee. Il problema della sterilità offensiva non è tanto il diciannovenne Castro che sfrigola ovunque senza concludere, ma l’acquisto più oneroso (15 milioni più 3 di bonus) ancora in visibile ritardo.
- Karlsson: è l’elefante nella stanza di questo BFC. Acquistato per 11 milioni, lo svedese in un anno abbondante non è andato oltre le 10 apparizioni, le ultime delle quali quasi irritanti per leziosità e inefficacia. Italiano l’aveva lodato e vezzeggiato in ogni modo durante il ritiro, ma a parte qualche incoraggiante prova contro i dilettanti non si ricordano acuti. Può lamentarsi quanto vuole per l’esclusione dalla lista Champions, ma adesso non è presentabile in Europa. Speriamo lo torni a essere in campionato.
- Cambiaghi: in ordine di priorità, è stato l’infortunio più demoralizzante di questo inizio di stagione. Quando il Bologna sembrava aver trovato un esterno sinistro di valore (anche economico, considerando i 10 milioni versati all’Atalanta), ecco la mano feroce del destino: stagione finita ancor prima di cominciare. E mercato sconquassato a pochi giorni dal termine.
- Erlic/Casale: il primo arrivato a circa un mese dalla chiusura del mercato, l’altro (già cercato in luglio) a ridosso del gong. È evidente che sull’erede di Calafiori il Bologna abbia tentennato troppo, insistendo su nomi che alla fine si sono rivelati inavvicinabili per varie ragioni (Hummels il primis). Ma lo erano veramente? Non lo sapremo mai. Però i dubbi sull’erede di Calafiori restano.
- Ndoye: è vero che quando segna non sono mai gol banali (Inter al Meazza in Coppa Italia, Napoli al Maradona), però la sua allergia al gol resta qualcosa di preoccupante. Se avesse messo a segno il rigore in movimento contro l’Udinese, forse oggi parleremmo di una classifica diversa. Ma la classifica non si fa coi ‘se’.
- Castro: si è subito tatuato la Torre di Maratona sul polpaccio, con un attaccamento alla squadra e alla città che nemmeno un veterano potrebbe sventolare. Tuttavia, a parte un’ottima gara contro la Juventus il 20 maggio, non si ricordano prestazioni memorabili. La volontà sì, sempre, ma solo con quella non si va molto lontano.
- Holm: non sarà un terzino destro in meno a decidere le sorti di una stagione, ma la sua distorsione al ginocchio e il conseguente lungo forfait ha fatto calare un’ombra lunga di pessimismo, perché l’infortunio è avvenuto praticamente in maniera contestuale ai suoi primi passi a Valles.
- El Azzouzi: due mesi di stop, forse quattro, qualcuno teme addirittura sei. In ogni caso, il sorprendente coniglio dal cilindro estratto più volte da Motta nella passata stagione non sarà dei nostri almeno fino al nuovo anno. Altra tegola non da poco perché a centrocampo, con tre impegni in contemporanea, si dovranno allungare le rotazioni.
- Odgaard: l’anno scorso entrava e segnava, ora il tocco magico sembra essersi inceppato. Ma dentro una squadra che in attacco balbetta, il suo contributo servirebbe assai. Magari proprio da centravanti.
- Motta: che c’entra? C’entra sempre. C’è un fantasma che si aggira tra il Dall’Ara, Casteldebole e le nostre conversazioni quotidiane. Thiago se n’è andato ufficialmente con la sua gelida ANSA. Poco rimpianto, sul piano umano. Ma sul piano tecnico tantissimo. E ce ne scusi Italiano, che non ha colpe, se non quella di aver consapevolmente accettato una sfida improba. Per la quale andrà sostenuto sempre.
Luca Baccolini
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Foto: Getty Images (via OneFootball)