Nei sei anni pieni trascorsi da Joey Saputo a Bologna, il vero spartiacque è stato tracciato subito dopo la sconfitta col Frosinone a inizio 2019. Quello 0-4 ha segnato un prima e un dopo, e gli effetti li stiamo ancora vedendo sotto i nostri occhi, nonostante – o forse proprio perché – il magnate sia lontano dalla città da ormai dieci mesi. Toccata concretamente la possibilità di retrocedere, da quella data Saputo ha iniziato a investire senza preoccuparsi delle conseguenze sul bilancio: Barrow (circa 19 milioni), Dominguez (8), Tomiyasu (6), Schouten (3), Denswil (6), Skov Olsen (7), senza contare Hickey e altre operazioni ‘di contorno’, danno un parziale di 50 milioni spalmati su due anni, non ancora controbilanciati da cessioni altrettanto remunerative.
Se il BFC diventerà una società capace di autoalimentarsi con le operazioni di calciomercato, come spesso è stato auspicato, è ancora presto per dirlo, anche se il potenziale dell’organico e la presenza di due bravi venditori come Bigon e Sabatini lo fanno supporre. Di sicuro non è quello che è successo finora, visto che gli unici veri sacrifici tecnici sono stati Diawara e Verdi, datati 2016 e 2018. Appena due in sei anni. Se due anni fa, vedendo la squadra colare a picco, eravamo preoccupati che Joey si fosse stancato di fare il mecenate in rosso cronico, adesso abbiamo la prova di quanto fosse infondata tale paura. Nel senso che il rosso è rimasto, ma Saputo il mecenate continua a farlo benissimo, con quella serenità che è propria solo dei mecenati.
Tra pochi mesi l’era Saputo supererà persino quella di Luciano Conti, e il canadese diventerà il proprietario più longevo nella storia del club dopo Renato Dall’Ara e Giuseppe Gazzoni. Non so se sia un pensiero consolatorio, ma in un anno catastrofico come il 2020 sapere che esiste un proprietario che non intacca l’argenteria di famiglia è piuttosto confortante. Forse dovremmo smettere di pensare alla crescita come obiettivo/ossessione del nostro lessico quotidiano. Il Bologna è già cresciuto, ora deve solo cominciare a raccogliere.
Luca Baccolini
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