Tutte le volte in cui penso alla ristrutturazione dello stadio Dall’Ara, fatico a credere che si tratti di business. Mecenatismo, filantropia, servizio alla società sono i termini più adatti per un’operazione in assoluta controtendenza rispetto a proprietà del passato, tutte impegnate a trovare nuovi terreni (quasi sempre lontani decine di chilometri da Bologna) per costruire stadi ex novo. Rinnovare una struttura ormai vicina al secolo di vita è già di per sé un atto intellettualmente più stimolante della rottamazione. Farlo senza lasciarsi prendere dalla frenesia è un altro fatto inedito.
Ricordate la storia recente? I presidenti non avevano ancora finito di sistemare i cassetti della loro scrivania che subito cominciavano a parlare di stadio nuovo. Joey Saputo ha fatto l’esatto opposto: prima ha investito cinque milioni per rendere immediatamente più decente quello attuale, e poi ha pagato centinaia di migliaia di euro per progettare il restyling del Dall’Ara. Quest’ultimo dettaglio, che rimane sempre in ombra rispetto alle impellenze della cronaca, dovrebbe convincere anche gli ultimi scettici incagliati su posizioni dubitative. Saputo non ha soltanto annunciato la volontà di ristrutturare il Dall’Ara, ma sta pagando concretamente un esercito di tecnici e architetti per arrivare gradualmente al progetto finale.
Gli ultimi sviluppi sulla vicenda hanno chiarito i prossimi passaggi: l’impianto temporaneo (in cui il BFC giocherà durante i lavori su quello principale) è diventato il metro per capire quando partiranno i cantieri in via dello Sport. Nessun dubbio sul fatto che per un paio d’anni si giocherà in un’arena da 16.000 posti in area FICO, come hanno sottolineato nell’ultimo incontro pubblico l’a.d. rossoblù Claudio Fenucci e il sindaco Matteo Lepore. L’ipotesi di iniziare a costruire la casa pro tempore del Bologna a marzo 2022 sembra però quasi tramontata. Primo: perché sui terreni in area FICO gravano ancora contratti precedenti che vanno riformulati alla luce della nuova destinazione. Secondo: perché in questo momento storico l’acquisto di materie prime ha patito un rincaro eccezionale (basta avvicinarsi ad una stazione di rifornimento per rendersene conto). Terzo: perché FICO stesso ha bisogno di capire cosa sarà del suo futuro, dopo un inizio quantomeno complicato.
Se a marzo 2022, come pare, non cominceranno i lavori sullo stadio temporaneo, quelli sul Dall’Ara slitteranno almeno al 2023. Da lì, si aprono scenari suggestivi per l’inaugurazione: qualcuno ha avanzato l’idea (o la speranza) di aprire il nuovo Dall’Ara nel 2025, centenario del primo scudetto conquistato da Hermann Felsner (e della posa della prima pietra del vecchio Littoriale). Altri hanno previsto il 2026, centenario dell’inaugurazione formale. Ma anche il 2027 garantirebbe la suggestione di un centenario, ricorrendo l’anniversario tondo della vera inaugurazione, avvenuta il 29 maggio 1927 dinnanzi a 55.000 persone per l’incontro tra Italia e Spagna, alla presenza del re Vittorio Emanuele e dell’infante Alfonso.
Insomma, che ciò avvenga nel 2025 o nel 2027 poco cambia: Joey Saputo sarà ancora qui. Quanti presidenti prima di lui avrebbero potuto dire la stessa cosa con la stessa sicurezza?
Luca Baccolini
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