C’è chi vede il paradiso calcistico nell’Arabia Saudita e chi, senza spostarsi troppo da casa, l’ha visto nella piccola Monte Carlo. Andrea Raggi, ex rossoblù (in due stagioni separate da una retrocessione col Bari) e soprattutto ex Monaco (ben 7 campionati) è il più titolato a rappresentare la sfida di domani sera, ma ci sarebbero anche Diego Perez, che arrivò a Bologna dopo 6 anni passati proprio tra le fila monegasche, e Marco Di Vaio, che nel Principato trascorse la sua ultima annata all’estero prima di tornare in Italia (Genoa e poi, ovviamente, BFC).
Strana realtà sportiva, il Monaco, club posseduto per un terzo dalla famiglia che governa le sorti del Principato, i fotografatissimi Grimaldi, condannati a stare una settimana sì e l’altra pure sulle copertine dei rotocalchi, ma in realtà mecenati di gusti raffinatissimi. Il principe Alberto II, 66 anni, possiede una collezione unica di quadri riguardanti Monaco e la Costa Azzurra, oltre a detenere quadri di incalcolabile valore di pittura fiamminga del XVII-XVIII secolo e della pittura francese d’inizio XX secolo. Tifosissimo, non si perde quasi mai una partita dei biancorossi. E come Saputo, alla fine di ogni gara al Louis II corre negli spogliatoi a salutare la squadra.
Di arte s’intende evidentemente anche il proprietario russo del Monaco, il magnate Dmitrij Evgen’evič Rybolovlev, che ha fatto fortuna nel periodo della Perestroika, quando le grandi aziende sovietiche passavano in maniera del tutto incontrollata dal controllo dello Stato a quello dei privati. Se l’estrazione e il trattamento del potassio l’ha fatto entrare fra i 500 più ricchi del mondo (con una fortuna stimata attorno ai 6,8 miliardi di dollari, cifra da intendersi ovviamente per difetto), è l’arte ad averlo reso famoso nei salotti che contano. Il Salvator Mundi di Leonardo è appartenuto proprio al presidente del Monaco, che ha poi saputo rivendere l’opera negli Emirati Arabi a quattro volte il prezzo d’acquisto (quasi 450 milioni di dollari), conquistando il primato di transazione più onerosa per un singolo pezzo d’arte.
Non che sui calciatori abbia lesinato energie. Da quando ha rilevato la società monegasca, all’epoca caduta in Ligue 2, Rybolovlev ha risollevato le sorti del Principato calcistico affidandosi alle stelle mondiali: da Radamel Falcao a Fabinho, da Moutinho a Mbappé (cresciuto in casa), passando per Ricardo Carvalho e Abidal. Ora però il Monaco ha imboccato la strada sbagliata nel suo faticoso percorso testa a testa con il PSG. Reduce da due sconfitte di fila in campionato, la squadra di Hutter (che aveva persino battuto il Barcellona in avvio di Champions League) ha perso 6 lunghezze dai rivali. L’occasione per vincere la prima gara in Coppa dei Campioni dopo 60 anni è più che mai servita. L’ultimo successo del Bologna, nell’unica competizione assimilabile a quella odierna, arrivò al Comunale il 7 ottobre 1964 contro l’Anderlecht. È tempo di interrompere anche questo digiuno.
Luca Baccolini
© Riproduzione Riservata
Foto copertina: asmonaco.com