Allora: è straniero ma comunitario, alto almeno 190 cm, vede la porta con grande facilità, il suo cognome inizia con la I e termina in -ic, ed è stato accostato al Bologna. Di chi stiamo parlando? Attenzione, non esiste una sola risposta esatta.
Campionato di Serie B 2014-2015, mercato di gennaio. Il Bologna è guidato dal neo insediatosi tandem Tacopina-Saputo, Pantaleo Corvino è appena stato nominato direttore dell’area tecnica e in panchina siede ancora Diego Lopez. Al giro di boa i rossoblù sono secondi in classifica, appaiati al Frosinone. Dopo un inizio di stagione contrassegnato da grande incertezza e da un passaggio di proprietà, la promozione diretta è lì ad un passo. Certo, c’è un intero girone ancora da giocare, ma grazie al recente cambio di rotta a livello societario la piazza ci crede: con un paio di innesti di valore nei ruoli giusti, si può tornare in A dopo un solo anno in cadetteria.
Sulla scia di quell’euforia, il mercato si fa febbrile soprattutto sul piano mediatico, e al club felsineo vengono accostati nomi di rilievo che fino a pochi mesi prima erano impossibili anche solo da nominare. Si parla di Sebastian Giovinco, un giocatore da 200 presenze e più di 40 gol in Serie A. Si parla, e tanto, di Josip Ilicic. Lo sloveno ha ancora addosso l’etichetta dell’incompiuto, dello scostante e del fragile, sia dal punto di vista fisico che mentale, ma il d.s. gli ha messo gli occhi addosso già dai tempi della Fiorentina e ora vuole regalare il fantasista ai suoi nuovi tifosi. Non ci riesce, pur portando sotto le Due Torri Daniele Gastaldello, Matteo Mancosu, Gianluca Sansone, Nenad Krsticic, Ibrahima Mbaye e Angelo Da Costa (questi ultimi due presenti anche oggi in rosa), e quella sessione di trattative lascia un po’ di amaro in bocca alla piazza.
Stagione 2019-2020. Joe Tacopina ora è presidente del Venezia, alla guida della società è rimasto il ‘solo’ Joey Saputo. Il direttore sportivo è Riccardo Bigon, e l’allenatore Sinisa Mihajlovic. Siamo solo a ottobre, i battenti del mercato invernale devono ancora aprire, ma già iniziano a circolare i primi nomi. Il credito del cellulare di Mihajlovic cala più rapidamente del solito, colpa di quel paio di telefonate intercontinentali fatte nell’ultimo periodo. Dall’altro capo del filo c’è un grande amico, un certo Zlatan Ibrahimovic, attuale centravanti dei Los Angeles Galaxy ma con il contratto in scadenza a fine anno. Non appena metterà piede nel 2020, sarà senza squadra. Sinisa lo sa e ne approfitta, probabilmente gli racconta Bologna e il Bologna, lo invita ad unirsi ai suoi ragazzi. Pare che Ibra risponda: «Grazie mister, ma vorrei provare a vincere un altro scudetto, magari giocando anche la Champions. Se cambio idea ti faccio sapere».
Come andrà a finire questa storia lo sa solo Dio, ma non ditelo a Zlatan, che più volte ha giocato sull’accostamento tra il suo nome e quello di chi – per chi ha fede – sta lassù in alto, molto più in alto di Los Angeles. Il bello di questa storia, per una volta, non è il finale (ma se poi Ibra dovesse veramente atterrare al Marconi, ce ne faremmo volentieri una ragione…). Il bello è che oggi i rossoblù hanno le spalle abbastanza larghe per poter eventualmente imbastire una trattativa con il fuoriclasse di Malmö. Hanno una credibilità e un appeal tali per cui Ibrahimovic non gli ha chiuso la porta in faccia, ma ha lasciato aperto un piccolo spiraglio.
Cinque anni fa si proponeva a Ilicic di scendere di categoria e accettare quella che all’epoca poteva essere definita una scommessa. Oggi il Bologna è invece una realtà consolidata, sogna in grande nel breve-medio periodo e può approcciarsi con credibilità ad un giocatore di un calibro che, non ce ne voglia Ilicic, non veniva avvicinato ai felsinei da tempo immemore. I punti di contatto fra lo sloveno e lo svedese si riducono a un cognome simile e poco più, e lo stesso vale per il Bologna di cinque anni fa e quello di oggi. Chissà che anche l’esito della trattativa non possa essere diverso… I tifosi hanno tutte le ragioni per poterlo sperare.
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