Facile sostenere oggi che la cessione di Arnautovic (con conseguente avanzamento e valorizzazione di Zirkzee) è stata un’operazione lungimirante. Qui su Zerocinquantuno lo avevamo fatto notare (e scritto) a metà agosto, prima cioè che si verificassero i fatti, all’apice dello scetticismo generale. Il punto, però, è che ci eravamo sbagliati anche noi: la cessione di Marko non è stata solo vagamente lungimirante, come scrivemmo, ma anche incredibilmente esatta, doverosa, inevitabile. Liberandosi di un ingaggio-zavorra che avrebbe pesato per 12 milioni sui prossimi due bilanci e incassandone almeno 8 per un calciatore avviato ai 35 anni, i dirigenti di Casteldebole si sono rivelati capaci di programmare senza lasciarsi condizionare dagli umori della piazza.
Per gli ultimi scettici, forniamo il rendimento di Arnautovic nella stagione corrente con l’Inter, prossima avversaria in Coppa Italia: 10 presenze, nessuna da titolare e nessuna superiore ai 34 minuti; 0 gol, un assist, un infortunio serio al bicipite femorale, naturale prosecuzione involutiva della sua ultima stagione in rossoblù, quando l’austriaco scese in campo solo 21 volte (14 delle quali nel girone d’andata). Ma c’è stato bisogno di coraggio, per cedere il miglior attaccante del BFC (fino a quel momento) a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Un coraggio che si è scontrato con buona parte dell’opinione pubblica, ferma su posizioni contrarie o fortemente dubbiose («chi prenderemo al suo posto?», «Zirkzee farà i suoi gol?» e così via).
Cedere Arnautovic, uno degli ultimi pretoriani della vecchia gestione tecnica, è stata invece un’operazione dal tempismo perfetto, una mossa che in un colpo solo ha ridato ossigeno al bilancio del club e restituito un nuovo equilibrio al gruppo spogliatoio. Quanti gol avrebbe fatto Zirkzee convivendo con ‘Arna’? Non serve chiederselo. Basta accomodarsi a guardare Inter-Bologna dalla parte giusta della storia.
Luca Baccolini
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Foto: Getty Images (via OneFootball)