Italiano ha trovato i suoi titolari, ma chi parte dalla panchina è una freccia in più e non un rincalzo. E per lo sprint finale serviranno tutti
L’importanza di una semifinale di Coppa Italia non necessita di essere rimarcata da titoli o dichiarazioni, ma può essere resa ancora più evidente dalle scelte di formazione di un allenatore, a maggior ragione se il mister in questione è famoso per la frequenza con la quale ha sempre variato i suoi undici titolari. Ma facciamo un passo indietro.
Già da un mese, ovvero dalla partita di Verona in poi, Vincenzo Italiano ha abbandonato la strada della continua rotazione degli interpreti e ha virato verso un blocco di giocatori che evidentemente, nel momento cruciale della stagione, gli trasmette più sicurezza: al Bentegodi, infatti, il Bologna si era presentato con dieci undicesimi più che rodati, con l’aggiunta di Moro a sostituire lo squalificato Freuler. Remo è tornato disponibile nel match casalingo contro la Lazio, l’undici delle meraviglie si è ricomposto e quel fantastico 5-0 deve aver convinto il tecnico di aver finalmente trovato la formula giusta.
Quindi c’è stata la trasferta di Venezia, con Casale e Dallinga a sostituire i nazionali Lucumí e Castro (quest’ultimo comunque acciaccato e squalificato), e subito dopo la semifinale di Coppa Italia sul campo dell’Empoli, con annessa conferma del definitivo cambio di rotta: ci si sarebbe potuti aspettare un anche minimo turnover, considerando lo scarso interesse degli avversari per la competizione e la differenza di valori in campo, invece Italiano ha deciso di impiegare quelli che sono diventati i suoi titolarissimi.
Negli ultimi due anni Ravaglia ha meritato di insidiare spesso il posto di Skorupski, ma al Castellani ha comunque giocato il polacco, a riprova del fatto che oggi Lukasz è insostituibile. Calabria ha difeso il posto anche quando Holm è tornato arruolabile, e a parità di forma fisica sembra partire davanti nelle gerarchie del mister. La coppia Beukema-Lucumí è semplicemente intoccabile, mentre a sinistra Lykogiannis si sta vedendo sempre meno, perché un Miranda in questo stato non può essere tenuto fuori. In mediana l’abbondanza regna sovrana, ma il tandem Freuler-Ferguson è il più completo e affidabile che il BFC possa proporre dall’inizio. Anche a supporto di Castro le candidature sono numerose e di livello, ma al momento Ndoye, Odgaard e Orsolini sono in vantaggio sugli altri e completano una squadra che, con grande merito, è in piena corsa per i suoi obiettivi.
Tutto ciò non significa affatto che le altre individualità siano state relegate a figure di ripiego o che non possano rendersi determinanti dalla panchina. Elementi di grande esplosività e talento come Cambiaghi, Dominguez, Fabbian e Pobega sono carte perfette da giocarsi a gara in corso, perché il loro ingresso assicura continuità sul piano dell’intensità e del pressing, oltre alle doti tecniche e all’imprevedibilità. Dallinga impara qualcosa sul nostro calcio ad ogni partita, Lykogiannis e Holm scalpitano alle spalle dei loro omologhi, Aebischer è un’alternativa di lusso a centrocampo. E potremmo continuare.
Le attuali gerarchie sono ben chiare, ma sfortunatamente squalifiche ed infortuni non mancano mai (Calabria, Ferguson e Skorupski le ultime defezioni in ordine di tempo) e il notevole lavoro di coinvolgimento svolto da Italiano nell’arco dell’intera stagione è stato propedeutico anche a questo: chiunque andrà in campo da qui alla fine non farà scendere di una sola tacca l’altissimo livello raggiunto dal Bologna.
Fabio Cassanelli
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Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)