Il Bologna è sul sottilissimo crinale che separa un’ottima stagione da una stagione non memorabile, in linea con le precedenti. Sta tutto in tre punti: uno avanti e c’è l’ottavo posto, due indietro e c’è il solito tredicesimo posto di donadoniana memoria. Le classifiche sono così, come la bellezza: questione di millimetri.
Nell’immaginario di Saputo c’è sempre quel numero maledetto, il 51, tanti quanti sono stati i punti che Guaraldi, il predecessore-spauracchio, il modello ancora insuperato nonostante centinaia di milioni investiti, riuscì a conquistare al primo tentativo, salvo poi dilapidare tutto in due anni. E se a Guaraldi, per onestà intellettuale, va riconosciuta la delicatezza di non aver mai sottolineato quest’aspetto, a Saputo bisogna riconoscere una certa dose di naïveté nell’indicare come obiettivo proprio il superamento di quella soglia. Un bel fair play reciproco, diciamo.
Non l’Europa, non la generica parte sinistra della classifica, ma i 51 punti: Joey vuole quelli. Con l’aggiunta di uno. Ma ogni anno i 51+1 pesano sempre di più. La cavalcata di Motta aveva illuso. Ora i 45 punti del Bologna a cinque giornate dalla fine non sembrano più un trampolino così sicuro per superare l’annata Guaraldi-Pioli. E il problema, paradossalmente, se lo sono creati da soli i rossoblù, perdendo a Verona e rimettendo così in moto l’ingranaggio della lotta salvezza. Se oggi il Verona batterà il Lecce, sarà poi dura per Dominguez e compagni imporsi in casa dei salentini e della Cremonese: Empoli, pur con tanta sfortuna, ne è stata la prova.
A parte il Napoli fresco di terzo scudetto e teoricamente già in vacanza, ai felsinei rimangono infatti gare complicatissime, la più ‘semplice’ delle quali, forse, sarà proprio quella di domani a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Vincerla, garantirebbe quantomeno il record di punti dell’era Saputo. Mica poco, considerando tutto.
Luca Baccolini
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