A Sinisa sono sempre piaciute le sfide improbabili. Quando si (ri)presentò sotto le Due Torri, con un Bologna virtualmente retrocesso, disse subito che avrebbe potuto continuare a dormire sul divano, ma che al divano aveva preferito il sapore della missione impossibile. Stavolta, fresco di conferma sulla panchina rossoblù, lo attende una sfida molto diversa.
I risultati delle ultime quattro stagioni (10°, 12°, 12°, 13° posto) ci dicono che la squadra è in lievissima ma costante flessione di piazzamento, mentre il consolidamento reputazionale della società è ormai un fatto acquisito e indiscutibile: il Bologna è un club rispettato da tutti. Joey Saputo, anche grazie al lavoro quotidiano della dirigenza, è uno dei presidenti più stimati della Serie A. Molti calciatori vorrebbero essere qui, per crescere e guadagnare valore, o magari per ritagliarsi una seconda vita in Canada. Se le cose stanno così, il merito è anche di Mihajlovic, che in circa quattro anni ha fatto maturare le personalità dei vari Tomiyasu, Svanberg, Schouten, Dominguez, Theate e Hickey, senza contare la nuova carriera ‘regalata’ a Medel e Arnautovic.
La permanenza per un altro anno (peraltro già fissato da un contratto preesistente) è la certificazione del buon lavoro fatto sul gruppo. Ma adesso, per compiere il vero salto di qualità, occorre anche altro: la sfida di Sinisa sarà dimostrare di poter dare quel contributo umano extra che seppe infondere appena arrivato a Casteldebole. Da un certo punto di vista, questa nuova riconferma lo inchioda ad una responsabilità maggiore: gli scettici, cresciuti di numero, lo dipingono come un allenatore arrivato al capolinea delle motivazioni, un buon padre di famiglia accomodante, che finge di dare scappellotti ma che in realtà allarga sorrisi sempre più accondiscendenti. Sappiamo che Mihajlovic saprà tornare ancora quello di inizio 2019: formato straordinario.
Luca Baccolini
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