Saputo lo definì «stranino» e ora, al tirar delle somme, dobbiamo confermare che il patron non parlava a caso. Non ne discutiamo le qualità, perché Motta a Bologna ha fatto un lavoro straordinario, impossibile negarlo, ma quell’accordo sulla parola con la Juventus fin dall’inizio del 2024 è difficile da mandar giù. E poi, tra tutte le squadre, proprio la Juve, peraltro in difficoltà economica, lasciando un club solido e con tanta voglia di crescere ancora… Questione di soldi e fascino o semplice paura di non riuscire a ripetersi in rossoblù dopo l’exploit di questa stagione? In ogni caso, il finale della storia è stato bruttissimo, arriviamo a dire che quelle lacrime di addio parevano molto la recita di un bravo attore.
Se adesso Thiago ci leggesse probabilmente scuoterebbe la testa e sorriderebbe, ma non ci interessa. È stato senza dubbio un allenatore esemplare, oltre a proporre un calcio sontuoso ha agito molto sulla psicologia dei suoi giocatori e attirato su di sé ogni genere di pressione, anche nei momenti più complessi quando l’inaspettato traguardo Champions era vicinissimo. Ma come uomo si è rivelato glaciale e calcolatore. «Non ho deciso nulla: settimana prossima io e il presidente dovremo vederci, parlare e comunicare la decisione finale insieme». Certo, proprio così…
Come se non bastasse, sfruttando il forte legame instauratosi coi suoi calciatori, il bianconero Motta si è pure messo a fargli la corte per strapparli al BFC, a partire dall’azzurro Riccardo Calafiori. Da quell’orecchio, però, Saputo non ci sente: rinnovo di contratto con sostanzioso aumento dell’ingaggio e mai alla Juventus. La Vecchia Signora e il tanto decantato stile Agnelli sono ormai acqua passata, al giorno d’oggi si salta a piè pari la società proprietaria del cartellino e si lusinga direttamente il ragazzo con proposte allettanti.
Ciò che invece non passa mai di moda è la spudorata mancanza di rispetto di numerosi media e giornalisti nazionali nei confronti del Bologna. È stato insopportabile sentir parlare per settimane e settimane della «nuova Juventus di Motta» coi felsinei ancora in corsa per un traguardo storico. E adesso non è accettabile che il club rossoblù venga considerato una bottega con la porta sempre aperta, quasi si trattasse di una mera formalità saccheggiare la rosa di una squadra che disputerà la Champions League, peraltro guidata da una famiglia estremamente facoltosa.
Comprendiamo benissimo che raccontare ogni minima mossa delle cosiddette ‘strisciate’, esaltandole e decantandone a tutti i costi le lodi (per usare un eufemismo), garantisca audience e letture. Ma essere giornalisti, per come interpretiamo noi la professione, non significa calpestare gli altri. Se il calcio moderno, con zero bandiere in campo e poco riguardo al di fuori, non può davvero produrre nient’altro che questo, a noi non piace più.
Mario Sacchi
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