Lega Serie A e diritti TV, con il progetto media company le cose iniziano a cambiare: un bel segnale per il Bologna e la sua battaglia
Come tutte le notizie sportive che non avranno una ricaduta immediata e concreta sul campo, anche la rivoluzione sancita in assemblea di Lega tra settembre e ottobre è passata quasi sotto silenzio. La novità riguarda l’organizzazione e la gestione dei diritti TV che accompagnerà la vita del massimo campionato fino al 2030, orientandolo verosimilmente verso una maggiore equità interna e l’agognata competitività internazionale. Il traguardo raggiunto si chiama media company, e chi ha seguito le conferenze stampa e gli interventi dell’a.d. rossoblù Claudio Fenucci può dire di aver già familiarizzato con questa espressione, che indica l’organismo indipendente che s’incaricherà di commercializzare i diritti televisivi per l’Italia e per l’estero.
Anche a causa dell’emergenza pandemica, che ha reso ancora più urgenti certe decisioni, e su forte spinta delle proprietà straniere che ormai da qualche anno popolano il nostro calcio, la Lega è finalmente approdata alla creazione di una società che controllerà nel pieno interesse delle venti società la raccolta di denaro necessaria a far funzionare il grande ingranaggio della Serie A. Nella commissione che s’incaricherà di trattare il primo ingresso di capitali sono state elette Juventus, Roma, Bologna, Udinese e Napoli. In un certo senso, il club di Joey Saputo può già considerarsi tra le grandi, anche se qui si parla di finanza e non di risultati sportivi.
Il primo cliente che immetterà soldi freschi nella suddetta media company dovrebbe essere il fondo CVC-Advent-FSI, che ha offerto 1,65 miliardi di euro per rilevarne il 10%. Con la costituzione di una compagnia controllata direttamente dalla Lega, il calcio italiano si prepara ad assomigliare sempre più alle leghe americane, nelle quali l’interesse del movimento prevale su quello del singolo club. È presto per dire se questa rivoluzione porterà anche a una ridefinizione dei format, con lo scudetto assegnato ai playoff e nessuna retrocessione, ma sicuramente la media company certifica il tramonto del modello autarchico e asfittico che ha regnato fino ad oggi. Un sistema contro il quale Fenucci si è opposto con tenacia sin dall’inizio del suo mandato, senza fare proclami ma lavorando nelle sedi opportune. Dopo cinque anni, si può affermare che stia iniziando a raccogliere i frutti di quella semina.
In futuro, dunque, si andrà verso un modello in cui non saranno più i singoli proprietari a dettare legge. L’alba di un nuovo calcio? È presto per dirlo. Di certo, è l’inizio della fine dei gruppi di potere. E anche il Bologna, già scottato da quanto vissuto sulla propria pelle da Giuseppe Gazzoni Frascara (che giusto ieri avrebbe compiuto 85 anni), ha assestato un colpo non indifferente per cominciare a cambiare lo status quo.
Luca Baccolini
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