L’esempio e lo spettacolo: Mihajlovic, il Bologna e la bellezza del calcio, dentro e fuori dal campo
Non è per nulla facile ricordare una persona recentemente e tragicamente scomparsa, poiché il rischio concreto è quello di scivolare nella retorica, nelle frasi fatte. Ed è ancor più difficile sfuggire a tutto questo nel momento in cui il Bologna e l’ambiente Bologna hanno scelto, ormai più di tre anni fa, di percorrere la strada della vicinanza e della solidarietà attiva nei confronti di Sinisa Mihajlovic. Una situazione che ha comportato una lunga e usurante battaglia per tutte le parti in causa, uno scambio emotivo così lungo da non avere precedenti nel calcio: mai era successa una cosa del genere prima, mai nessuna società aveva dovuto affrontare un problema simile. Una vicenda che farà storia, un qualcosa di unico e forse inimitabile a livello globale, o forse imitabile proprio grazie all’esperienza Bologna: si può fare, con difficoltà e sofferenza ma si può fare, dimostrando che il pallone non è solo business e risultati ma anche umanità e legami.
Molto probabilmente il miglior ricordo, quello che Sinisa gradirebbe di più se potesse leggerci, riguarda quel rettangolo verde su cui ha trascorso la sua intera vita professionale, nelle vesti prima di calciatore e poi di allenatore: Mihajlovic era persona divisiva, spontanea e mai banale, con diverse contraddizioni al pari di tutti noi, dunque gli si farebbe un torto realizzando un articolo mirato a compierne un processo di beatificazione e santificazione, lui che anche nella fase più aggressiva della leucemia aveva chiesto espressamente di essere trattato e giudicato come tecnico e non come malato.
E allora ci piace ricordarlo attraverso alcune splendide pagine calcistiche scritte durante la sua seconda avventura in panchina sotto le Due Torri. Cominciando da Inter-Bologna 0-1, con Sinisa subentrato a Pippo Inzaghi la settimana stessa della trasferta di San Siro e in grado di cambiare pelle e volto alla squadra nel giro di pochissimi giorni, e passando per la gara interna contro il Sassuolo, portata a casa grazie alle sue mosse dalla panchina, ovvero Pulgar e Destro.
Che dire poi dello scontro salvezza con l’Empoli, affrontato al Dall’Ara con cinque punti di vantaggio? In un match in cui i toscani si erano ritrovati in vantaggio in maniera episodica e casuale, il pareggio agguantato avrebbe potuto rappresentare oro, mantenendo lo stesso divario ad appena quattro giornate dal termine. Non per Mihajlovic e il suo Bologna: non ci si accontenta del pareggio, si continua ad andare all’arrembaggio e si vanno a conquistare i tre punti, che in quel sabato pomeriggio garantirono di fatto la permanenza in categoria.
Ma il percorso rossoblù di Sinisa non è caratterizzato dalla sola cavalcata del 2019, conclusa al decimo posto. Pensiamo per esempio a Roma-Bologna 2-3 del 7 febbraio 2020, ovvero la più bella partita della sua gestione. Una sfida comandata dal primo all’ultimo minuto, una vera e propria lezione di calcio fatta di qualità nel palleggio, coraggio in fase di costruzione e occasioni a raffica. Il successo finale, targato Barrow, fece andare a dormire il Bologna in piena corsa europea e, col senno di poi, viene da chiedersi come sarebbe proseguita quella stagione senza quel maledetto lockdown.
Alla ripresa della Serie A post pandemia, infatti, il cammino dei felsinei fu interlocutorio, seppur coronato da un altro colpo nella Milano nerazzurra: sotto di un uomo e nel punteggio, il BFC ebbe la forza di ribaltare la contesa grazie a Skorupski (rigore parato a Lautaro) e ai due Musa (Barrow, ovviamente, e Juwara), togliendosi lo sfizio di porre fine alle ultime speranze scudetto della truppa di Antonio Conte, più o meno la stessa che diventerà campione d’Italia nella stagione successiva.
Il tutto senza dimenticare gli scalpi di prestigio ottenuti contro altre big del nostro torneo come Napoli, Lazio e Atalanta. Sinisa Mihajlovic a Bologna ha rappresentato per diverso tempo spettacolo e annessa valorizzazione di giocatori, come dimostrano le varie plusvalenze realizzate dal club nel corso degli ultimi anni. Tenendo a mente anche un altro evidente merito, frutto del suo operato: aver alzato nell’ambiente rossoblù l’asticella di ciò che si richiede ad un allenatore in termini di cifra tecnica espressa sul campo.
Grazie per aver allenato la mia e la nostra squadra del cuore. Buon viaggio Sinisa, ovunque tu sia.
Riccardo Rimondi
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Foto: Damiano Fiorentini