È bastato un virus a riportare a galla il lato grottesco del calcio italiano (e dell’Italia, ovviamente). La Serie A, dalla scorsa settimana, è un campionato a due velocità. C’è chi gioca in anticipo, permettendosi di scavare il solco con chi insegue e di diluire le fatiche, e c’è chi giocherà tutto in una volta, col doppio onere di vincere senza poter rifiatare un attimo. E poi c’è anche chi, come il Bologna, rischia di dover disputare la partita con l’incasso più alto della stagione a porte chiuse o, nella migliore delle ipotesi, di poter vendere i biglietti solo da metà settimana (se mai verrà autorizzata la vendita). Tutto questo per 269 casi di Coronavirus accertati in Regione (avete letto bene, in Regione, non in Provincia e nemmeno nel Comune di Bologna) e 2.500 in Italia, con tassi di mortalità del 2% in pazienti già affetti da severe complicazioni.
La linea di chi ci governa è apparsa chiara dal primo minuto: chiudiamo tutto, per metterci dalla parte dei bottoni. Politicamente legittimo, in un’epoca in cui ci si deve guardare alle spalle su qualsiasi argomento, perché chi fa opposizione – è noto – non aspetta altro che un passo falso per attaccare alla giugulare. Il problema è che sigillare scuole, stadi, teatri e cinema non impedisce alla gente di vedersi in piazza o di scambiarsi qualche contagiosa stretta di mano in banca o al supermercato. E prolungare di una settimana il provvedimento, concedendo qualche deroga purché le persone si mantengano a distanza di un metro (sì, proprio così), non impedirà al virus di fare il suo giro turistico in altre zone del Paese, chissà per quanto tempo ancora.
Dal punto di vista dei danni immediati, l’Inter appare come la società più penalizzata dalla decisione di posticipare la sfida con la Juventus. Dopo aver già giocato una gara europea a porte chiuse, a maggio il club nerazzurro rischia di doversi sobbarcare 9 incontri in 24 giorni tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. In particolare, per gli uomini di Conte, le ultime 5 di Serie A si assembreranno nello spazio di 15 giorni. Follia pura. Ma non meno folle appare il trattamento riservato alle squadre in corsa per non retrocedere. Che senso ha, per Brescia e Spal, scendere in campo con un divario virtualmente colmabile solo vincendo tutte le partite del rush finale? Per fortuna che il Bologna non dovrà giocarsi nulla né su un fronte né sull’altro. Ma in un torneo del genere, anche i match ‘normali’ rischiano di perdere credibilità. Come tutto quello che sta accadendo in Italia da quando ci siamo auto-isolati dal mondo e soprattutto dal buonsenso.
Luca Baccolini
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