L’ultima colpa addebitata a Mihajlovic, dopo – andando con ordine – l’amicizia mai rinnegata con Arkan e l’endorsement pro Borgonzoni alle elezioni regionali di gennaio, sarebbe quella di essersi preso il COVID durante le vacanze in Sardegna. «Ma come, sei immunodepresso e ti dai alla bella vita con Briatore, giochi a padel con Bonolis e ti fai fotografare abbracciato a Rovazzi?», si sente e si legge in questi giorni dalla campana del ringalluzzito partito anti-Sinisa, lo stesso che animò le penne e le tastiere di chi gli rinfacciò il fatto di esser stato guarito a Bologna e di appoggiare la Lega.
Fossi in Mihajlovic, comincerei innanzitutto col rivendicare presso i neo puritani del Coronavirus il dovere sacrosanto a farsi una ‘padel’ di fatti propri, sottolineando anche il fatto che sei mesi di dentro-fuori da un ospedale meriterebbero dosi massicce di legittimo svago. E poi coerenza, signori: il rischio corso più volte durante il campionato andando in panchina andava bene e una sacrosanta vacanza no? Aver avuto la leucemia non significa dover girare dentro una capsula di vetro e rinunciare a lavorare e a divertirsi, per quanto (e qui siamo parzialmente d’accordo con i censori) farlo in compagnia di Briatore e Rovazzi non sia probabilmente la strada più entusiasmante. Ma almeno, rispetto ad Arkan, il livello delle amicizie del tecnico rossoblù sta nettamente migliorando (del resto, se vai in Costa Smeralda, è più facile incontrare Ibrahimovic che parlare di scavi pompeiani con Alberto Angela).
Chi contesta Sinisa sembra che sotto sotto voglia fargli pagare il conto – non dovuto – delle prestazioni del servizio sanitario bolognese, meschino argomento per nascondere altri temi che con la salute c’entrano ben poco. Come se fossimo stati noi ad averlo curato e guarito. Come se a noi fosse dovuta la riconoscenza per tutto questo. Sarebbe invece interessante studiare la loro reazione se Mihajlovic avesse preso il COVID facendo castelli di sabbia a Pinarella o pedalando in bicicletta sul lungomare di Giulianova: forse in questo caso avrebbero usato più umana compassione? La sensazione è che non sia il virus il problema, ma il luogo in cui è stato contratto. E soprattutto chi l’ha contratto.
Forza Sinisa, passa veloce quest’ultima quarantena. Quattordici giorni volano in fretta. La malinconia di chi ti contesta per non aver usato la mascherina con Briatore, invece, non passerà mai.
Luca Baccolini
P.S.: però la prossima volta mettitela, la mascherina.
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