La notizia, purtroppo non inattesa, venne diffusa nel pomeriggio del 16 dicembre 2022, anche se si era consumata qualche ora prima. Possiamo solo immaginare, senza in realtà riuscirci, il tempo sospeso vissuto dalla famiglia Mihajlovic tra la morte del caro Sinisa e la tempesta di messaggi che iniziò ad arrivare da ogni angolo del pianeta calcio, e non solo, tutti a rincorrere le frasi di rito in morte del campione.
Due anni fa Mihajlovic abbandonava questo mondo, il nostro, il suo, lasciando indelebile un ricordo e un insegnamento: il valore supremo del lavoro, che quando viene ‘santificato’ dal sacrificio è in grado di fermare temporaneamente la morte. E oggi, come l’anno scorso, come accadrà tra un anno, siamo qui a ricordare quella data, ormai scolpita nel nostro Valhalla calcistico, per misurare meglio quanto siamo soli e inermi di fronte a notizie del genere. Soli, ma forti del suo esempio.
Due anni, però, sono serviti a farci capire quanto trasversale sia stato l’affetto nei confronti della famiglia Mihajlovic, e viceversa: ora a Casteldebole c’è un altro Mihajlovic, Miroslav, 25 anni, terzo figlio di Sinisa, come lui stregato dal calcio. Il Bologna (che a Sinisa ha continuato a erogare lo stipendio fino al termine del contratto, gesto più unico che raro) l’ha ingaggiato pochi mesi fa nella formazione Under 15 come collaboratore tecnico al fianco del capo allenatore Diogo Silva. «Papà mi ha insegnato a seguire le mie passioni – aveva raccontato il figlio d’arte –. So di avere un cognome pesantissimo e so che sarà sempre così. Ma non mi pesa, perché amo questo lavoro». Chissà se un giorno, sulla panchina rossoblù, toccherà a lui.
© Riproduzione Riservata
Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)