Motta e Bologna lontani anche nel calendario, Calafiori e Zirkzee verso l’addio: non siamo più ai tempi di Schiavio, ma la delusione rimane
Se quel filo di luce che filtra dalle stanze del calciomercato ci illumina abbastanza, sappiamo che il Bologna ha posto il veto sul trasferimento di Riccardo Calafiori alla Juve sull’onda dello ‘scippo’ di Thiago Motta da parte dei bianconeri. Forse la piena verità la conosceremo solo tra qualche anno (ammesso che ci ricorderemo di esigerla da qualcuno), ma in questa vicenda resta un sapore amaro che bisognerebbe ripulire quanto prima. E tale retrogusto rimanda ancora a Motta, al suo addio così irrispettoso dei sentimenti che lui stesso (grazie ai risultati straordinari ottenuti sul campo) aveva contribuito ad alimentare. Tutto sommato è un bene che la sfida al Dall’Ara tra Bologna e Juventus sia stata messa in calendario sul finale del prossimo campionato, così da entrambe le parti ci sarà più tempo per metabolizzare questo fastidioso prurito.
Calafiori, nel frattempo, sembra essersi implicitamente dichiarato molto favorevole al trasferimento in una big europea. E pure questa sarebbe un’altra delusione, non per la scelta in sé (quando la Premier chiama, è impossibile declinare) ma per il fatto di non poter vedere giocare in Champions League con la maglia del BFC i migliori ragazzi che l’hanno conquistata. L’altro, manco a dirlo, è Joshua Zirkzee, anche lui destinato all’Inghilterra seppure con modalità diverse. Ora sarebbe scontato chiamare in causa i bei tempi andati, l’epoca d’oro di un calcio che viveva ancora di valori, promesse, senso d’appartenenza. Però sbaglieremmo a pensare che novant’anni fa non esistessero, come oggi, le tentazioni, i contratti faraonici, le proposte ‘indecenti’. Citiamo allora un aneddoto per capire di che pasta fossero fatti certi rossoblù d’un tempo.
Estate 1934. L’Italia ha appena vinto il Mondiale casalingo grazie ai gol di Angelo Schiavio. Giuseppe Meazza, l’altro grande protagonista di quell’edizione, si reca a Bologna per salutare il compagno di Nazionale. I due si incontrano al ristorante Diana. Sembra un normalissimo pranzo tra amici che vogliono rivivere il sapore dell’impresa appena compiuta prima dell’inizio del nuovo campionato. Ma ad un certo punto l’interista ferma la conversazione, prende fiato e domanda a bruciapelo: «Cosa diresti se ti chiamassero a Milano per giocare con me?». Schiavio pensa ad una boutade ma appena rientrato al suo negozio d’abbigliamento, dove continuava a lavorare, riceve la telefonata del presidente dell’Inter (all’epoca Ambrosiana), che completa e formalizza l’offerta anticipata da Meazza, assicurando che le attività commerciali di famiglia potrebbero essere facilmente trasferite a Milano, persino in locali più comodi. Schiavio saluta cortesemente: giocherà altre quattro stagioni in rossoblù, vincendo due scudetti e il Torneo dell’Expo di Parigi, la Champions dell’epoca.
Luca Baccolini
© Riproduzione Riservata
Foto: Damiano Fiorentini