Non era affatto scontato riempire (anzi, saturare all’inverosimile) piazza Maggiore e tutte le vie circostanti per il terzo festeggiamento consecutivo, per giunta nella settimana che salvo impronosticabili colpi di scena consacrerà Motta all’odiata Juventus. L’ultimo bagno di folla in cui si è immersa ieri sera la squadra, dopo aver ricevuto il Nettuno d’Oro dal sindaco Lepore, dimostra che il pubblico bolognese sa andare oltre le gelosie (peraltro umanamente comprensibili) di un addio annunciato a forza di piccoli e fastidiosi rinvii, ma ormai ineluttabile.
Thiago, presente sul pullman scoperto seppure un po’ in disparte, come da indole, deve aver pensato più o meno così: a Bologna ripetere una stagione da Champions League, disputando anche la coppa più prestigiosa e impegnativa, sarebbe stato pressoché impossibile, mentre nella prossima Serie A si spalancherà un’autostrada proprio per la Juventus, complice la rifondazione tecnica del Milan e il reset societario dell’Inter.
Chi può biasimare un calcolo di questo tipo, ammesso che abbia ragionato proprio così? Il tifo però non vive di elucubrazioni, bensì di istinti. E saremmo disonesti, in primis con noi stessi, se ci sforzassimo di sottoscrivere la scelta del mister anche solo in nome di un generico altruismo. No. Motta, e forse lo sa bene anche lui, ha deluso tutti. Si può dire? Certo, specie dopo le emozioni vissute ieri. Ha trionfato sportivamente e ha deluso umanamente.
Ora però mancano novanta minuti alla fine del campionato, e sarebbe bello cercare di concluderlo al massimo delle possibilità. Se la Champions non è mai stato un obiettivo dichiarato, figurarsi il terzo posto. Eppure il podio è lì, ad una vittoria di distanza, contando anche sull’appagamento fisiologico dell’Atalanta, che dopo la sbornia del trionfo in Europa League affronterà Torino e Fiorentina. Thiago non è in credito col Bologna, ma se intende farsi ‘perdonare’ la rimonta della Juventus, avvenuta nel clima delirante di lunedì sera, ecco, può andare a Marassi e strappare tre punti a Gilardino. Sarebbe un ultimo regalo, prima di lasciarsi con qualche rancore ma soprattutto con infinita gratitudine per un’annata memorabile.
Luca Baccolini
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