Sembra incredibile solo a pensarlo, ma era un anno che il Bologna non vinceva due partite consecutive in campionato. L’ultima volta accadde tra il 1° e il 7 novembre 2021 contro Cagliari e Sampdoria. Possiamo parlare di traguardi e ambizioni quanto ci pare, ma se una squadra non è in grado di vincerne due di fila per un anno intero, è inutile che possa anche solo sperare di competere per la parte sinistra della classifica. Questa è la fotografia più spietata del passato recente, che spiega da un lato le ragioni dell’esonero di Mihajlovic e dall’altro il senso eccessivamente trionfalistico per questi due successi ingranati uno dietro l’altro.
L’aspetto più singolare di questi primi cinquanta giorni di gestione Motta è il coriaceo scetticismo con cui si è pavimentato il viatico del nuovo allenatore. Poche volte, nel nostro ambiente bolognese, si è vista concedere una linea di credito così risicata nei confronti di un tecnico subentrante. Scetticismo confinante persino con l’ostilità, come hanno lasciato intendere alcuni striscioni. Motivi umanamente spiegabili soltanto con la simpatia che molti tifosi riponevano in Sinisa. In ogni caso i numeri del primo Motta, paradossalmente, sono gli stessi identici del Mihajlovic edizione 2019: 7 punti nelle prime 6 gare. Ma qui non si tratta solo di pesare l’impatto in freddi termini numerici (fosse così, Donadoni – 13 punti in 6 match nel 2015 – sarebbe ancora oggi il migliore subentrante del nuovo secolo rossoblù).
Motta, infatti, è stato anche in grado di ridare valore a giocatori sui quali il club aveva pesantemente investito e che rischiavano di finire ai margini: si parla di Orsolini, che con Sinisa era ormai arrivato ad un vicolo cieco, ma anche di Aebischer, Posch e persino Bonifazi, passando poi per la linea verde che da Ferguson a Zirkzee sembrava non trovare sbocchi. Quando si valuta un allenatore, il tifoso tende a considerare solo i risultati del campo. Ma una società deve guardare anche altro: e il primo aspetto è sempre quello della ‘commerciabilità’ del proprio parco calciatori.
Luca Baccolini
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