Napoli forte, Bologna troppo passivo, arbitro ancora a senso unico. E il VAR è un fallimento
Oggi preferisco esprimermi così, senza i consueti pro e contro. Ieri sera allo stadio Maradona non c’è stata partita, e i motivi principali sono tre: la forza dell’avversario, gli episodi arbitrali e la passività del Bologna. Partendo da quest’ultima, i rossoblù avevano assenze pesanti e la gara col Milan ha senza dubbio lasciato strascichi, ma il tempo per ritrovare motivazioni e freschezza c’era e i ragazzi di Sinisa potevano comunque fare una figura diversa.
De Silvestri e compagni non avevano nemmeno approcciato male la sfida, merito anche delle scelte a mio parere azzeccate del mister, soprattutto per quanto riguarda quella di mettere Mbaye a destra anziché Skov Olsen, inadatto a ricoprire quel ruolo. L’unica decisione non totalmente condivisibile è stata quella di lasciare in panchina per tutto il tempo Santander: ‘El Ropero’ avrebbe potuto fare a sportellate con la difesa avversaria e favorire Barrow, che accanto ad Arnautovic si è abituato a usufruire delle sponde e del lavoro sporco garantito dal compagno.
Nonostante ciò, l’idea degli ospiti era giusta: aspettare il Napoli per poi tentare di colpire in ripartenza, cercando di non concedere la profondità ad un giocatore devastante in campo aperto come Osimhen.
La rete di Fabian Ruiz (non la prima regalata dai felsinei perdendo un pallone pericolosissimo in fase di disimpegno) ha poi instradato il match verso il successo dei partenopei, che però da quel momento in poi sono anche stati favoriti dagli episodi e dalle scelte arbitrali. È questo il tema centrale, non solo della gara di ieri e non solo per quanto concerne il BFC.
Cerco sempre di esaminare quanto accade nel calcio in maniera obiettiva e sul lungo periodo, e credo sia arrivato il momento di dire che il VAR, per come lo si sta utilizzando, è un evidente fallimento. Parliamo di uno strumento che avrebbe dovuto tutelare i club medio-piccoli e al contrario si sta rivelando deleterio, perché ha tolto all’arbitro l’unico alibi che aveva, ovvero quello di aver visto gli episodi una sola volta e a velocità normale. Inoltre, per quanto si stia parlando di tecnologia, dietro allo strumento c’è comunque un essere umano, e il metro di giudizio non è cambiato, con gli episodi a favore delle grandi che vengono puntualmente riguardati e le medio-piccole che finiscono per essere penalizzate.
Mettendo sulla bilancia gli aspetti positivi e negativi del mezzo, tanto varrebbe tenerlo solo per il fuorigioco, che è una situazione oggettiva, e smettere di utilizzarlo per tutti gli altri episodi, perché le polemiche post partita che dovevano sparire hanno solamente cambiato bersaglio.
L’attuale clima ha portato persino un tipo focoso come Mihajlovic a ‘spegnersi’, perché ha capito la sua impotenza di fronte a questo sistema e che polemizzando rischierebbe persino la squalifica, quindi sceglie di parlare solo di campo: per quanto la mentalità possa pure essere giusta, è una svolta che fa riflettere.
Detto tutto ciò, fra quattro giorni si torna già in campo e il Bologna ha la possibilità di riprendere il suo cammino nella sfida casalinga contro il Cagliari. Ad oggi la classifica non è male, specialmente considerando che i rossoblù hanno già affrontato cinque big: altri tre punti manterrebbero il gruppo di Mihajlovic in linea con l’obiettivo stagionale, cioè concludere nella parte sinistra avvicinandosi il più possibile alle prime sette posizioni.
Pepè Anaclerio
© Riproduzione Riservata
Foto: Getty Images