Fase di mercato interlocutoria quella che sta vivendo il Bologna a poco più di dieci giorni dall’inizio ufficiale della stagione 2024/25, che vedrà i rossoblù impegnati anche in Champions League. Gli addii di Joshua Zirkzee e Riccardo Calafiori ci fanno capire come ad oggi la realtà rossoblù non sia ancora riconosciuta a pieno e appetita da tutti i calciatori. L’appeal deve crescere a braccetto col fatturato: perché ciò si verifichi occorrono tempo e la conferma di risultati significativi nel corso degli anni, e poi via via si potranno fare offerte ancora più sostanziose sia in termini di cartellini che di ingaggi, aspetto non di poco conto.
Se il tifoso innamorato riesce a vedere del positivo sempre e comunque, fa da contraltare qualche malumore tra coloro che sono più pessimisti, un po’ – paradossalmente – per la troppa passione e un po’ per disfattismo insito. Nell’anno della Champions c’è chi più chi meno sogna in grande, confidando nell’acquisto di elementi di nome che però finora non sono arrivati: lasciare Saelemaekers per Cambiaghi (mai impegnato su palcoscenici europei né in top club) ha fatto storcere il naso a qualcuno, così come il recente arrivo di Erlic, neo retrocesso in Serie B col Sassuolo (chi ha buona memoria, però, ricorderà che anche un certo Kennet Andersson venne prelevato dal Bari appena sceso di categoria).
Forse adesso il Bologna ha un organico posizionabile tra l’ottavo e il decimo posto in classifica e che probabilmente farebbe fatica a ben figurare nella principale coppa continentale, ma a proposito di previsioni è opportuno compiere un passo indietro alla scorsa estate. Era il 16 agosto quando furono ufficializzate le cessioni di Jerdy Schouten al PSV Eindhoven e Marko Arnautovic all’Inter: pessimismo a fiumi, ma di lì a poco il mercato del BFC esplose con una serie di acquisti di livello, tali da cambiare volto alla rosa (che il 1° settembre perse anche Nicolas Dominguez, passato al Nottingham Forest) e regalare ai rossoblù la stagione più esaltante degli ultimi sessant’anni.
Certo, anche ora il campionato è alle porte e in più, all’orizzonte, comincia a materializzarsi un trofeo con grandi ‘orecchie’: l’ideale, specie in un delicato periodo di transizione da un tecnico (con annesse idee) all’altro, sarebbe meglio avere una squadra già completa da poter rodare al meglio giorno dopo giorno, col suddetto allenatore messo nelle condizioni di svolgere l’opera di cambiamento in maniera più agevole possibile, ma sappiamo che non è per nulla facile. Occorre pertanto avere fiducia nell’operato societario, che vanta un bonus importante: i conti si fanno alla fine.
Mario Sacchi
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