Fiorentina-Napoli, Benevento-Crotone, Milan-Cagliari e Lazio-Torino sono soltanto le ultime espressioni di un campionato in cui anche chi non aveva più nulla da chiedere non si è piegato ad un pronostico all’apparenza scontato ed ha onorato la stagione fino all’ultimo minuto. Dovrebbe essere la norma, questo è chiaro, ma la storia recente ci ricorda che non è sempre stato così. E allora è giusto sottolinearlo, ancor di più in vista di un impegno che per la classifica del Bologna è pressoché irrilevante, ma potrebbe rappresentare un doloroso sgambetto alla squadra che più di tutte, sotto le Due Torri, ispira antipatia e livore sportivo.
Domenica sera la Juventus arriverà il Dall’Ara fedele al motto che da sempre l’accompagna: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Quello di raccogliere tre punti è infatti il solo barlume di speranza che rimane alla Vecchia Signora di poter ambire ad un posto Champions, che fino all’anno scorso sembrava suo per diritto acquisito. Affronterà un BFC matematicamente già salvo e privo di Dijks e Soriano, e che quindi non avrebbe alcun reale interesse a lasciare sul campo anche l’ultima goccia di sudore pur di arginare i bianconeri.
Certo, un eventuale successo e la contemporanea caduta del Verona a Napoli garantirebbero ai rossoblù un piazzamento nella colonna di sinistra della classifica, ma così come sui giocatori non sembra aver avuto particolare presa la conferenza di Mihajlovic in cui il mister disse che vincendo le ultime tre si sarebbe siglato il record di punti della gestione Saputo, è improbabile che questo sia un argomento a cui i felsinei si scoprano molto sensibili.
Se si vuole sperare che il Bologna riesca a strappare anche solo un pari alla formazione che prima di quest’anno aveva alzato al cielo per nove anni di fila lo scudetto, non resta che fare affidamento sulla serenità con cui i padroni di casa scenderanno in campo, che se contrapposta alla forte tensione provata da Chiellini e compagni rischia di generare un interessante cortocircuito. È inutile appellarsi ad un senso di rivalsa che i giocatori attuali non possono provare, non essendo tifosi e non avendo vissuto sulla loro pelle gli episodi controversi (per usare un eufemismo) che negli ultimi due decenni hanno caratterizzato le sfide tra BFC e Juve. Leggerezza mentale e un pizzo di fortuna, una volta tanto, potrebbero bastare.
Fabio Cassanelli
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