Perché va sempre a finire così?
Senza andare troppo indietro (Guidolin) ma restando nell’era Saputo, al terzo anno sia Donadoni che Mihajlovic hanno palesato segni di insofferenza e dimostrato di sentirsi superiori a Bologna e al Bologna: il primo ci disse di andare a vedere il Real Madrid, se lo ‘spettacolo’ offerto dalla sua squadra non ci piaceva, il secondo si è chiesto il perché di tanto casino, manco il BFC si stesse giocando lo scudetto. Mi chiedo il perché di simili atteggiamenti e provo a darmi una risposta, avendo vissuto la piazza prima da calciatore e adesso da tifoso. Quando giocavo, ogni volta che la gente mi faceva sentire importante, ammetto di aver perso un po’ il contatto con la realtà, di essermi ritrovato con la mente annebbiata, quindi so bene di cosa si parla.
Il percorso dei due è molto simile, pur essendo allenatori agli antipodi per carattere e idee calcistiche, e il finale rischia di essere identico, con un mister irrequieto e una situazione che comincia ad andargli stretta. Credo che il motivo possa essere questo: sia la società che i tifosi, in assoluta buona fede, hanno fatto sentire ‘fenomeni’ dei tecnici bravi, specialmente Sinisa, ma non straordinari. La società, attraverso contratti lunghi e onerosi, diventa ‘schiava’ degli stessi, conferendo loro un ruolo centrale di assoluto potere che a mio avviso non va bene, perché l’allenatore deve fare l’allenatore e basta. La ‘colpa’ della tifoseria, invece, è che osanna troppo i suoi beniamini, facendoli sentire eroi, quando invece non hanno fatto nulla di eccezionale (no, non dimentico il capolavoro iniziale di Mihajlovic, ma non si può vivere di rendita all’infinito). Tutto ciò può portare l’essere umano, a maggior ragione se dotato di un ego notevole, a sentirsi intoccabile, arrivando persino a mancare di rispetto ad una tifoseria meravigliosa.
Quindi cosa si può fare per evitare che certi comportamenti si ripetano? La società deve far capire sempre di più all’intero spogliatoio che sul piano lavorativo e ambientale il Bologna di Saputo e la città di Bologna rappresentano una realtà di alto livello. I tifosi, invece, devono ricordarsi quello che sono e mettere sempre e solo al primo posto la maglia rossoblù, non osannando oltremodo i propri idoli. Forse, così facendo, avremo meno uscite pubbliche sul Bernabeu o sul centravanti che manca, e nessuno ci farà sentire inadeguati quando scenderemo nuovamente in strada per abbracciare una squadra al dodicesimo posto in classifica.
Pepè Anaclerio
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