Il nome di Giovanni Sartori, sin dal primo momento in cui è stato accostato al Bologna, ha subito generato entusiasmo, ammirazione e speranza nella piazza: non potrebbe essere altrimenti, alla luce degli ottimi risultati ottenuti in quel di Chievo e ancor di più all’Atalanta, condotta nel giro di pochi anni dagli inferi della lotta salvezza al paradiso dell’alta classifica in Serie A, con tanto di lusinghieri viaggi europei in cui non ha disdegnato scalpi di prestigio.
Una luna di miele, se non già terminata dopo circa due mesi dall’ufficialità del suo approdo sotto le Due Torri, quantomeno ridimensionata: nell’ipotesi migliore Sartori appare una vittima della società, come se un professionista del suo calibro avesse firmato in bianco, all’oscuro delle condizioni in cui si sarebbe ritrovato ad operare e col conseguente rischio di rovinare l’appeal calcistico ottenuta nella trentennale esperienza divisa tra Verona e Bergamo. Nell’ipotesi peggiore, invece, il credito a disposizione del nuovo responsabile dell’area tecnica del BFC risulta già esaurito, giungendo a considerazioni e a conclusioni francamente affrettate con un mese di mercato ancora in essere e soprattutto all’inizio del suo ciclo sportivo rossoblù.
Ciò che ha contraddistinto maggiormente la carriera di Sartori, specialmente nelle otto stagioni in terra orobica, è stata la capacità di costruire squadre di valore massimizzando i proventi delle cessioni e acquisendo sostituti all’altezza se non addirittura migliori: non è dunque un caso che nel corso dei campionati si siano succeduti i vari Caldara, Castagne, Conti, Cristante, Gagliardini, Gosens, Mancini, Kessie, Petagna e Romero, solo per citare alcune delle plusvalenze più corpose e remunerative, senza che i risultati ne risentissero. Proprio questo dovrebbe indurre ad avere fiducia e serenità anche in una sessione di mercato che ha visto uscire contemporaneamente Hickey, Theate e Svanberg: Sartori è assolutamente conscio del compito a cui è chiamato, ovvero la necessità e la responsabilità di sostituire al meglio i tre partenti e più in generale di costruire una squadra finalmente in grado di stazionare nella parte nobile della classifica, quella colonna di sinistra individuata a più riprese come obiettivo dalla società.
Non più tardi di due mesi fa ci si fregiava della fortuna di avere a disposizione un vero e proprio deus ex machina che avrebbe certamente migliorato le sorti dei nostri amati colori: un percorso del genere, potenzialmente lusinghiero negli onori, comporta però oneri in termini di attesa, fiducia e capacità di saper digerire anche quelle che possono risultare scelte impopolari, su tutte cessioni di peso e, in entrata, scommesse su giocatori inizialmente poco conosciuti.
Scegliendo di avvalersi di Giovanni Sartori e ottenendo il suo assenso, dato che una figura calcistica del genere non sarebbe stata avvicinabile senza la giusta credibilità, la società Bologna ha compiuto una vera e propria scelta di campo, ricercando discontinuità totale rispetto al passato. E allora fiducia in Sartori e nelle sue indiscutibili capacità, ricordandosi che Roma non fu costruita in un giorno.
Riccardo Rimondi
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